Ma non fatemi ridere con le statistiche assurde: l’unico che conta davvero è la Champions League
Di che cosa parliamo quando parliamo di Mondiale per club? Innanzitutto, di qualcosa che finalmente finisce, e lo fa nel modo più scontato: due europee in finale, un’inglese per diritto divino e la vincitrice della Champions League a dimostrare anche che il torneo estivo giocato nella nostra ex colonia con molto caldo e poco pubblico aveva bisogno di entusiasmo. Leggo con le palle a mollo nella Manica che il Paris Saint-Germain potrebbe fare il record di trofei vinti in un anno solare, otto – una statistica ridicola quasi quanto quelle del tennis sul numero di tennisti mancini che sono arrivati agli ottavi di uno slam perdendo solo un set ma facendo almeno due toilet break – e nessuno ha l’onestà di dire che, se succederà, soltanto uno degli otto può considerarsi un trofeo serio, la Champions League appunto. Gli altri sarebbero la Supercoppa francese, la Coppa di Francia, la Ligue 1 (già vinti, roba da torneo del quartiere), la Supercoppa Europea, una sorta di corsa nei sacchi sul pratone cagato dalle mucche in montagna, e un’altra Supercoppa di Francia, anticipata a dicembre.
Ho bevuto molto, ma sono anche superstizioso, quindi non dirò che il Chelsea vincerà il Mondiale per club diventando così la prima e unica squadra ad avere in bacheca tutti i trofei esistenti, anche quelli fake: il Psg è il nuovo Real Madrid (che tutti ci giuravano avrebbe vinto il Mondiale e invece torna a casa con quattro merengues nel bernabeu), tutto quello che tocca diventa oro, azione pericolosa, gol memorabile, la alzeranno i ragazzi di Luis Enrique quella orrenda coppa. E dunque, essere o non essere campioni del Mondiale per club? Ci sono i soldi (tanti), la gloria (poca), la stanchezza (molta), la nuova stagione che già sta per cominciare e sarà lunghissima, col Mondiale al traguardo di nuovo giocato in quelle lande ineducate. Salvo la fanfaronata di Infantino in parte perché ci ha permesso di non parlare solo di calciomercato e di Europei femminili, finora.
Il difficile viene adesso, anche perché domani finisce pure Wimbledon, e per sopravvivere al mese di traversata nel deserto che ci separa dall’inizio della Premier League servirebbe una scorta di bionda infinita. E più culo di quello avuto da Sinner contro Dimitrov. Un’impresa.