Tirar fuori complesse volumetrie dall’oggetto bidimensionale per antonomasia: un foglio di carta. E il tutto piegandolo minuziosamente con le proprie mani. È la sfida che si pone ogni volta Margherita Dallaiti, giovane artista bolognese da nove anni a Milano.
Laureatasi in design industriale al Politecnico, Margherita può già vantare collaborazioni con prestigiose aziende come Acqua di Parma, Missoni e Buccellati. Ha inoltre avuto l’opportunità di creare dei vassoi plissettati in carta, presenti ad un evento Dior, e ha preso parte alla realizzazione di scenografie in carta per delle campagne pubblicitarie di Natale per EssilorLuxottica.
La carta grande protagonista, insomma, insieme al gesto di piegarla con le mani, dopo aver praticato delle sottili incisioni allo scopo di rendere le pieghe più nette e precise. “Sempre e solo piega, mai taglio”, è la parola d’ordine di Margherita. Perché, ci spiega, questa è l’interpretazione più pura dell’origami.
L’origami: l’arte secolare, nata in Giappone, di piegare la carta per creare figure tridimensionali. Senza usare forbici o colla, per l’appunto. “Quando ho un’intuizione o un pensiero, mi metto subito a fare su carta”, ci racconta Margherita. La prima cosa che fa è insomma prendere del materiale e sperimentare. L’obiettivo non è ottenere dei prototipi perfetti, tutt’altro, ma è vedere se funziona quello che ha in mente.
Ma da dove trae origine la passione di Margherita per l’origami? Tutto nasce, racconta lei, dai libri pop-up che collezionava da bambina e che ancora oggi a ventisette anni (è una giovane artista, ve lo dicevamo) colleziona.
Per chi non lo sapesse, un libro pop-up è un libro illustrato in cui alcune parti delle pagine si sollevano o si muovono quando vengono aperte, creando effetti tridimensionali o animati. Se la scintilla scoccò con i pop-up, a dare linfa alle intuizioni di Margherita sono le opere del grande Bruno Munari e in particolare i suoi libri per l’infanzia. “Mi hanno ispirato fin da quando ero più piccola”, ci racconta, mentre sfoglia una bellissima prima edizione di “Le macchine di Munari”.
“Lilpaperstudio” è il nome che Margherita ha dato al suo mondo di carta. “Lil è l’abbreviativo di Lilli, come mi chiamava mio fratello, una persona che mi ha molto sostenuto. Paper è il materiale con cui ad oggi sperimento… e Studio è inteso non come luogo fisico ma come approccio al progetto”. Se siete curiosi, potete dare un’occhiata al suo sito: www.lilpaperstudio.com.
E il futuro? Intanto, anche se siamo a luglio, Margherita lavora per il Natale. “Collaboro con varie aziende e questo è il periodo in cui si dà forma a quello che vedremo a dicembre”. Sogni nel cassetto? “Mi piacerebbe creare qualcosa che sia grande, intendo proprio a livello di dimensione, realizzato interamente a mano da me”. Ma soprattutto, le domandiamo, il suo mondo creativo resterà un mondo di carta o c’è la possibilità che, prima o poi, sperimenti anche con altri materiali? Lei sorride: “Ad oggi sto approfondendo questo materiale, ma perché un domani non applicarsi ad un altro?”. Sicuramente vorrebbe dire ricominciare da zero, precisa, “perché ho un pensiero molto purista: mi piace conoscere la materia e le sue lavorazioni”. Ma mai dire mai: “Vedo la carta come un punto di partenza, non ho ancora finito di conoscerla, sto esplorando varie tecniche, ma un giorno penso di potermi applicare anche ad altri materiali… Anzi, sarebbe uno stimolo”.