Uno studio usato sulla stampa per demonizzare il glifosato nasconde dati opposti: alcuni tumori calano, il totale resta stabile. Ma la scienza è ignorata, e a perdere sono agricoltura, salute pubblica e verità
Immaginate se qualcuno vi dicesse che la vostra squadra del cuore ha segnato 8 gol in una sola partita. Cosa direste? Comincereste a esultare oppure gli chiedereste qual è stato il risultato finale? Un gruppo editoriale e un gruppo di ricercatori di un’organizzazione privata hanno esultato e stappato champagne. Noi, invece, siamo andati a guardare tutta la partita (ossia i dati della pubblicazione apparsa su Environmental Health sul glifosate, il famoso erbicida) per controllare il risultato finale. Ben nascosto fra il materiale supplementare della pubblicazione, e non degnato di alcuna citazione nel testo principale che tutti leggono, abbiamo scoperto che, siate maschi o femmine, se volete ridurre e quasi dimezzare il rischio di avere un tumore alle ghiandole surrenali dovete consumare glifosate. Lo prendete tal quale o nelle formulazioni pronte per l’agricoltura europea o Usa. Non solo, la stessa terapia a base di glifosate previene anche i tumori alle meningi, che scompaiono se vi curate con il prodotto puro, e si riducono di ben 6 volte se ingurgitate la formulazione Usa (ma di sole 3 volte se usate la formulazione europea). Però l’europea si prende la rivincita con il timo, i cui tumori scompaiono, mentre si riducono di 6 volte con il glifosato puro o con la versione Usa. Per non dire dei tumori all’utero: con l’erbicida in vendita in Europa la frequenza scende da 12 a circa 7!
Risultato finale? Pareggio. Il numero totale di tumori riscontrati da Panzacchi e sodali nell’articolo pubblicato è sostanzialmente identico nei ratti non trattati e nei ratti che hanno dovuto ingoiare sia la dose giornaliera accettabile di glifosato (i tossicologi la chiamano ADI) che dosi 10 e 100 volte più elevate. Gli però autori raccontano solo di tumori che sembrano aumentati; ma sono molto pochi e quindi si servono di artifici statistici per poter costruire una storia sulla quale incentrare il loro articolo “scientifico” di demonizzazione del glifosate, come peraltro atteso dai loro finanziatori. L’Espresso ha accolto questo articolo con frasi che non ammettono dubbio o repliche. Però, sarebbe bastato fare un semplice conto: se alcuni tipi di tumore aumentano, ma il numero complessivo resta uguale, è ovvio che altri tipi di tumore stanno calando, forse per effetto “terapeutico” del glifosate.
In realtà, la partita non è finita pari. Perché questo è l’ennesimo episodio di delegittimazione della scienza. Ancora una volta per dar ragione alla campagna mediatica anti-glifosate montata da Le Monde, dal Guardian, dall’Espresso e da varie trasmissioni di Rai3 (ma non da “Presa Diretta”) si finisce per attaccare l’Efsa, l’Autorità per la Sicurezza alimentare europea, l’Echa, l’Agenzia europea per la Sostanze chimiche e anche il meeting congiunto della Fao e dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Jmpr), che a più riprese hanno smentito queste dicerie sul glifosate, che sono servite a intentare cause miliardarie contro la ditta produttrice. A questo si aggiunge la stupefacente solerzia della Commissione europea, che subito ha chiesto una rivalutazione del glifosate a Echa e Efsa. D’altra parte visto il clima chemofobico non stupisce che l’acquiescenza della Commissione verso questo sentire di una parte della popolazione fomentato dai sopracitati,abbia convinto i produttori di agrofarmaci a non presentare nell’ultimo quinquennio alcuna richiesta di autorizzazione per nuove molecole nell’Unione europea. In questo modo calerà ancora la competitività europea.
Quindi no, non c’è stato alcun pareggio. Ci rimettono i nostri imprenditori agricoli, che non solo devono inseguire regolamenti sempre più ossessivi sull’uso di agrofarmaci quando tutti i controlli mostrano l’assenza di rischi per la salute in relazione ai residui di agrofarmaci negli alimenti, ma si troveranno fra non molto senza adeguati agrofarmaci per vecchie e nuove malattie delle piante. Prendono vigore gli antivaccinisti, che non hanno mai capito cosa erano le pestilenze di un tempo. E vincono, invece, i devoti alla dea Natura, fedeli al mito della purezza: quella che finisce per causare le ripetute intossicazioni da latte crudo. No, la partita non è finita pari: ci abbiamo perso tutti.