L’Amministrazione Trump non ha ancora introdotto sanzioni alla Russia, e gli effetti di quelle imposte da Biden si stanno erodendo. Così Mosca guadagna tempo e fondi per attaccare l’Ucraina più intensamente
Da quando è tornato alla Casa Bianca, Donald Trump non ha introdotto nessuna nuova sanzione contro la Russia che ha invaso l’Ucraina, e anzi alcune le ha allentate. In un’inchiesta sulle misure sanzionatorie e il necessario aggiustamento previsto perché quelle esistenti continuino a funzionare, il New York Times ha spiegato che gli importatori russi hanno creato nuove compagnie tra marzo e aprile per reindirizzare l’arrivo di componenti dagli Stati Uniti e dall’Europa: tra febbraio e marzo, le importazioni per il settore della difesa russo (componenti per i droni e per le comunicazioni) in arrivo dalla Turchia sono aumentate del 38 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2024. A maggio, un’analisi dei detriti di un missile russo lanciato contro la città di Kharkiv ha rivelato la presenza di chip provenienti da Analog Devices e Texas Instruments, sanzionate nel 2023.
Gli esempi sono tantissimi, la sostanza è unica: l’Amministrazione Biden aveva introdotto 170 nuove sanzioni ogni mese dal 2022 al 2024, per un totale di 6.200 blocchi riguardanti individui, veicoli e aziende legati alla Russia, ma gli effetti di quella pressione – che l’ex presidente intensificò nelle ultime settimane di mandato – si stanno erodendo perché per ogni entità sanzionata ne nascono altre pronte a sostituirla. Le sanzioni funzionano se vengono costantemente aggiornate, ma questo non avviene più e anzi Trump continua a rallentare l’introduzione di nuove sanzioni. C’è una legge pronta al Senato che ha un sostegno straordinario considerate le difficoltà di dialogo tra repubblicani e democratici, ma ogni volta che deve essere messa al voto, arriva una richiesta di posticipare la data. Si va avanti così da mesi, concedendo tempo e fondi a Vladimir Putin che li usa per attaccare con un’intensità mai vista l’Ucraina.