Il voto dell’Assemblea Nazionale con 305 deputati a favore e 199 contrari. Macron ha accolto con favore la riforma, che prima di entrare in vigore dovrà essere approvata dal Senato in autunno e tornare all’Assemblea per una seconda lettura
Con 305 deputati a favore e 199 contrari, l’Assemblea Nazionale francese ha approvato in prima lettura la legge che istituisce un “diritto all’aiuto a morire”, una riforma sociale che era in cantiere dal 2022 e che la ministra della Salute Catherine Vautrin spera che possa essere ratificata prima delle presidenziali del 2027. Il provvedimento è composto da due testi: la proposta relativa all’accompagnamento e alle cure palliative è stata approvata all’unanimità, mentre la seconda, la più discussa, crea “il diritto all’aiuto a morire” e consiste nell'”autorizzare e accompagnare una persona che ha espresso la sua richiesta per ricorrere a una sostanza letale” che dovrà somministrarsi da sola o farsi somministrare da un medico o un infermiere “nel momento in cui non è fisicamente in grado” di farlo da sola.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha accolto con favore la riforma che ha definito “un passo importante”. “Nel rispetto delle sensibilità, dei dubbi e delle speranze, si apre gradualmente la via della fraternità che ho auspicato. Con dignità e umanità”, ha scritto il capo dell’Eliseo su X. Tuttavia questo progetto di riforma sta profondamente dividendo il Parlamento, il governo e la società, dove le opinioni divergono sull’opportunità di consentire il suicidio assistito o l’eutanasia alle persone con malattie incurabili.
Prima di entrare in vigore, la legge dovrà essere approvata dal Senato in autunno e tornare all’Assemblea per una seconda lettura. Nella sua forma attuale, il decreto stabilisce che il suicidio assistito può essere applicato solo alle persone che soddisfano contemporaneamente queste cinque condizioni: avere almeno 18 anni; essere di nazionalità francese o risiedere in Francia; poter esprimere la propria volontà “in modo libero e consapevole”; avere una malattia grave e incurabile che mette in pericolo la vita, in fase “avanzata” o terminale; presentare una sofferenza fisica o psicologica “refrattaria o insopportabile”. Il paziente deve sottoporre la sua richiesta al medico, il quale, dopo aver riunito un collegio composto da almeno uno dei suoi curanti e da uno specialista, deve pronunciarsi entro quindici giorni.