Bardelli saluta, per bene

Le parole di molta dignità in Consiglio comunale dell’ex assessore alla Casa di Milano sono una garbata ma durissima critica al circo mediatico giudiziario. Il silenzio della politica, il Piano Casa appeso a un filo e le idee per il dopo ancora latitano. A sinistra e a destra

Grazie, non è stata una buona idea. Dimissionario da venerdì, avendolo comunicato al sindaco Beppe Sala, l’assessore alla Casa di Milano, Guido Bardelli, ha spiegato ieri al Consiglio comunale le ragioni della sua decisione (aveva chiesto di poterlo fare: non gli era stato “richiesto”, come capziosamente scritto dall’online del Corriere). Il suo breve intervento, che non è volutamente entrato nei temi dell’inchiesta che ha portato ai domiciliari l’ex dirigente Giovanni Oggioni per “corruzione, frode processuale e falso” e che non lo vede coinvolto, è stata una garbata ma fermissima critica al modo in cui stato tirato in ballo: in una inutile violazione della privacy e con il contributo di una stampa corriva. Per questo le sue parole meritano di essere evidenziate, perché Bardelli ha voluto portare “nella sede politica più autorevole una questione sorta altrove, sul terreno mediatico”.



Il motivo delle dimissioni, ha detto l’avvocato e per nove mesi (luglio 2024) assessore tecnico alla Casa su designazione del sindaco Sala, “nasce dalla divulgazione pubblica di miei messaggi privati, in quanto contenuti in atti giudiziari come elementi a sostegno delle tesi ivi sostenute. Mi interessa il dato sostanziale: i messaggi privati non sono più considerati privati”, ha detto: “E’ una questione che riguarda tutti”. C’è poi un “secondo fatto” grave, ed è “la citazione del nome ‘Guido’ in un atto istruttorio in cui poi si dice che forse è Bardelli, anzi è sicuramente Bardelli. Peccato che non fosse Guido Bardelli. L’equivoco mi sembra ora superato, ma non posso negare che mi abbia turbato”. La redazione sciatta di un atto e l’altrettanta sciatteria dei media. Infine, ha sottolineato, un terzo elemento che al pari degli altri non ha rilievo giudiziario: in un lancio di agenzia era stato “menzionato un mio familiare in maniera del tutto gratuita e inconferente. Anche questo ulteriore attacco personale mi ha definitivamente convinto a dare le dimissioni”. Avvocato amministrativista molto noto, Guido Bardelli, come ha ricordato, non aveva mai fatto politica né ricoperto incarichi amministrativi. “Tutti sanno che non ho cercato l’incarico di assessore. Tutti sanno che era il mio primo incarico di amministratore pubblico. Tutti sanno che ho lasciato lo studio che avevo fondato”. Non è la prima volta purtroppo, né purtroppo sarà l’ultima, che un pubblico amministratore, tanto più se estraneo per storia personale e professionale al mondo politico, decide un passo indietro a difesa della propria persona e “a tutela delle persone, a me care, del tutto estranee” di fronte a indagini dalle quali vengono semplicemente sfiorate, ma che vengono ingigantite dalla stampa spesso a beneficio di avversari politici.



La domanda che Bardelli ha evitato di fare, ma va fatta, è però evidente: che senso ha questo modo mediatizzato di gestire le indagini? Va notato che nessuna forza politica ha sentito il bisogno di esprimere solidarietà all’assessore, pur sapendo che non vi era alcun coinvolgimento diretto. Né di tenere il punto di distinzione tra possibili reati e persone solo tangenzialmente coinvolte. Segno che la partita è politica. Ma questo l’avvocato lo ha giustamente tralasciato. Bardelli era stato chiamato, come tecnico, da Beppe Sala a fronte di una situazione, non di inchieste, ma di piani edilizi, oggettivamente fattasi complessa. Tra le altre cose per varare un “Piano Casa” di edilizia popolare come la città di Milano non appronta da decenni. Ha detto: “Abbiamo gettato le basi per un lavoro importante, che spero venga portato a termine per il bene dei milanesi”. Ma non è scuro che le cose vadano in questa direzione. Da parte della sinistra e del Pd, che ha subito approfittato dell’accelerazione giudiziaria per affossare il “Salva Milano”, si insiste nel chiedere cambiamenti, rimpasti e nuovi “comitati”. Anche nel variegato mondo cattolico democratico in fase di mobilitazione milanese tira aria di resa dei conti con la giunta. La docente del Politecnico Elena Granata, in ottimi rapporti con quel mondo e tra le protagoniste della convention a Roma di sabato prossimo cui parteciperanno numerosi esponenti dei area cattolica, ha rilasciato un’intervista al Corriere in cui denuncia che da troppo tempo a Milano sull’urbanistica ci sarebbero “abusi evidenti”, anche se al momento ci sono solo inchieste in corso. La docente di urbanistica afferma che “ha prevalso una narrazione basata sul lusso per attrarre abitanti ricchi, sacrificando il ceto medio”, il che oggi ha più di un’evidenza, anche se l’attrattività dei “ricchi” non è un complotto, ma l’esito del fatto che più una città cresce e migliora, più attrae. La domanda, all’area della sinistra che oggi plaude (silenziosamente) alle dimissioni di chi stava immaginando una nuova politica di edilizia sostenibile e sociale, è se un’idea migliore la abbiano, o l’avrà il prossimo assessore. Senz’altro non l’ha la destra, che ieri con Fratelli d’Italia ha organizzato davanti a Palazzo Marino un flashmob per chiedere le dimissioni di Sala. Il quale ieri, in Consiglio, ha ribadito: “Ho ritenuto un atto dovuto prendere le distanze dal Salva-Milano ma non è una resa”. “D’ora in poi ci metteremo in attesa per capire cosa il Parlamento vorrà fare”.

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  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

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