Il distacco dalla ricerca della bellezza convenzionale per abbracciare una visione più dinamica e trasversale, influenzata da sottoculture e arte. Tradurre la moda in linguaggi visivi, sottolineando l’importanza di una narrazione autentica che unisca estetica, cultura e contesti sociali
Forse più che cercare bellezza, oggi la moda cerca punti di vista. L’immagine non è più solo una questione di equilibrio e di proporzioni, ma di tensione, di attitudine, di un’estetica che vive nel dettaglio inaspettato. Come regista, mi affascina esplorare i codici visivi di tutto ciò che esce dai binari del consueto. I miei lavori parlano un linguaggio trasversale, fatto di sottoculture, skate, atmosfere club, cinema, musica e arte contemporanea. Sono attratto da volti che raccontano una storia, da persone che abitano la realtà con una presenza unica. Anche la musica è una fonte di grande ispirazione, perché anche questa, a modo suo, è moda. Due mondi che si contaminano, si nutrono di estetiche e simboli che evolvono insieme. Lavorare in entrambi mi permette di sperimentare nuovi linguaggi e trovare chiavi inedite per interpretare un brand o un artista. Negli anni, le collaborazioni con grandi magazine e brand sono state una palestra per affinare il mio sguardo.
La fotografia mi ha insegnato l’importanza delle scelte: dal casting alla scelta del luogo, ogni elemento concorre alla costruzione di un’estetica. Oggi, sempre più marchi si affidano a talent scout e ad agenzie che, come “Persona”, stanno riscrivendo i canoni di rappresentazione spostando il concetto di bellezza oltre lo stereotipo. I libri, i viaggi, le conversazioni, le mostre sono la mia ricerca quotidiana, perché la bellezza non è mai statica, si muove, muta, sfugge. La mia ricerca non si esaurisce mai. Designer come Maurizio Altieri, le atmosfere nostalgiche e rarefatte in stile VHS di Harmony Korine, le creazioni di Martino Gamper: mondi apparentemente lontani che però si intersecano nel mio immaginario. Così come pittori e fotografi che hanno segnato la mia visione – da Francis Bacon a Nan Goldin, da Auguste Rodin a Roger Ballen. E poi c’è MTV, che ha ridefinito un’estetica intergenerazionale, capace di fondere musica, moda e cultura pop in un’unica narrazione visiva. Arte e moda sono il risultato di continue stratificazioni e contaminazioni. Il compito di un regista è tradurle in immagini che sappiano raccontare non solo uno stile, ma un sentimento, un’epoca, un modo di stare al mondo. Viviamo in un periodo storico di forti contrasti, dove i giovani fashion designer si confrontano con un panorama visivo e culturale denso di stimoli. In questo scenario, il rischio è quello di perdersi nel caos creativo, ma proprio da questa complessità può nascere l’opportunità di un terreno fertile per costruire una visione autentica.
Il video “Fashion Gap” che ho diretto da poco nasce proprio con questo intento: documentare la sfilata degli studenti del corso di Fashion Design di IED Torino non solo come evento conclusivo, ma come manifesto di un percorso progettuale. Attraverso questo fashion film, abbiamo voluto raccontare non solo le creazioni, ma anche i momenti di ricerca, il backstage, il contesto urbano e le testimonianze degli studenti protagonisti. Oggi, la sfilata non è più solo un traguardo, ma uno strumento di comunicazione strategico. La fotografia e la regia giocano un ruolo essenziale nel dare voce a un’estetica, nel tradurre l’idea di un designer in un linguaggio visivo efficace. Nel mio lavoro di docente, l’obiettivo è fornire agli studenti gli strumenti per strutturare una narrazione coerente della propria visione e dare alla moda il giusto impatto visivo e concettuale.
Essere un fashion designer non significa semplicemente creare abiti, ma costruire un codice espressivo che attraversi non solo il prodotto, ma anche il modo in cui viene raccontato. Comprendere la moda significa leggere la contemporaneità, conoscere il passato e sviluppare una sensibilità visiva capace di cogliere il potenziale evocativo delle immagini. Il design non è mai un atto isolato, ma un dialogo continuo con la società, un processo di osservazione, assimilazione e reinterpretazione. La moda è, a tutti gli effetti, una forma di linguaggio visivo e culturale. La sua narrazione è il riflesso di un’epoca, una sintesi di estetiche, visioni e mutamenti sociali. Comprenderla significa non solo registrare il presente, ma anche immaginare il futuro.
di Ivan Cazzola, regista, fotografo e docente Ied Torino