Trump volta le spalle all’opposizione venenzuelana

Il presidente americano ha revocato l’estensione concessa da Biden dello status di protezione temporanea per gli esuli venezuelani. La maggior parte dovrà lasciare gli Stati Uniti entro ottobre, nonostante il forte appoggio dato dalla comunità al tycoon alle elezioni

“Trump ha tradito l’opposizione venezuelana?”, si chiede l’autorevole commentatore della Cnn Andrés Oppnheimer. Dai venezuelani negli Stati Uniti e anche fuori era venuto un forte appoggio al tycoon, anche per la sommaria idea che di fronte a un regime che si proclama di sinistra radicale come quello di Maduro la miglior risposta fosse una Amministrazione ai maggiori antipodi ideologici possibili. C’era anche il ricordo del forte appoggio dato da Trump a Guaidó nel suo primo mandato, anche se alla fine gli esiti non erano stati particolarmente positivi. Effettivamente, Edmundo González Urrutia è stato invitato all’insediamento. Ma il Trump del secondo mandato più che dal riportare la democrazia i Venezuela o da altre parti è ossessionato da dazi e immigrati. E il Venezuela è appunto uno dei paesi da cui poi ne sono arrivati, anche per via di uno status di protezione temporanea (Tps) concesso da Biden appunto per via della situazione nel paese.

Proprio sul tema di rimpatriare migranti nel modo più chiassoso possibile per impressionare il suo elettorato Trump ha vinto una prima “guerra delle sei ore” con il presidente colombiano Gustavo Petro. Sul fronte latino-americano c’è stata poi la sfuriata dei dazi al Messico, in contemporanea a quelli annunciati per Canada e Cina e minacciati per la Ue. Nel dibattito che si è subito acceso una proposta che sta venendo fatta è proprio quella di non rispondere con altri dazi, ma piuttosto di inondare Trump di migranti.

C’è poi la rivendicazione del Canale di Panama. Nell’incontro col presidente José Mulino durante il suo tour centro-americano, il segretario di Stato Marco Rubio ha avvertito che gli Stati Uniti avrebbero “preso le misure necessarie” per limitare l’influenza cinese ed ha ottenuto il risultato che effettivamente il governo panamense ha annunciato che non rinnoverà l’accordo che aveva concluso con la Cina secondo lo schema della “Via della Seta”.

Ma sabato Trump ha pure mandato a sorpresa a Caracas il suo inviato per le missioni speciali Richard Grenell, che si è visto con Maduro ed ha ottenuto da lui sia la liberazione di sei cittadini statunitensi, sia un assenso al rimpatrio di cittadini venezuelani espulsi. Grenell ha pubblicato su X una foto dove si mostra in aereo con i sei. “Hanno appena parlato con il presidente Donald Trump e non riuscivano a smettere di ringraziarlo”, ci ha scritto. A sua volta Trump ha annunciato sulla sua piattaforma Truth Social che “il Venezuela ha accettato di accogliere nel suo Paese tutti gli immigrati clandestini venezuelani che erano accampati negli Stati Uniti, compresi i membri delle gang di Tren de Aragua”.

“Sono stato appena informato che stiamo riportando a casa sei ostaggi dal Venenzuela. Grazie a Ric Grenell e a tutto il mio staff, lavoro straordinario”. Uno di loro è David Estrella, 64enne del Bronx arrestato dopo essere arrivato via terra in Venezuela il 9 settembre per trovare un amico. Insieme ad altri americani era stato accusato di aver partecipato ad un complotto per uccidere Maduro. Un caso simile a quello del gendarme argentino Nahuel Agustin Gallo, che era andato in Venezuela dalla compagna, e del cooperante italiano Alberto Trentini, che invece sono tuttora detenuti. Una vera e propria politica degli ostaggi per far accettare le elezioni rubate.

I media venezuelani hanno dunque potuto rilanciare le immagini di Grenell e Maduro che si stringevano sorridenti la mano nel palazzo presidenziale dopo il loro incontro. E Maduro ha subito celebrato l’occasione per manifestare il suo desiderio di “dare un giro” alle relazioni con gli Stati Uniti. In effetti, da Trump attraverso la portavoce Karoline Leavitt è arrivata la precisazione che il viaggio non implica un riconoscimento, né l’intenzione di alleggerire le sanzioni.

Però, come ricorda appunto Oppemheiner nel motivare il suo duro giudizio, “bisogna dirlo senza mezzi termini: il presidente Donald Trump ha pugnalato alle spalle l’opposizione venezuelana revocando le protezioni di deportazione per oltre 504.000 esuli venezuelani negli Stati Uniti e avviando colloqui con il dittatore Nicolás Maduro. Trump ha revocato l’estensione di 18 mesi dello status di protezione temporanea (Tps) per gli esuli venezuelani, concessa dall’ex presidente Joe Biden pochi giorni prima di lasciare la Casa Bianca. In pratica, ciò significherà che, a meno che Trump non annulli la sua decisione o la misura non venga respinta in tribunale, la maggior parte dei beneficiari venezuelani del Tps dovrà lasciare gli Stati Uniti entro ottobre al più tardi. L’annuncio ‘è caduto come una bomba atomica su questa comunità di immigrati’, ha affermato il sito web dell’opposizione venezuelana elpitazo.net”.

La revoca è stata annunciata mercoledì da Kristi Noem: segretaria della Sicurezza interna nota per dichiarazioni secondo cui le persone arrivate negli Stati Uniti “erano state rilasciate dalle prigioni, dagli istituti psichiatrici o dagli ospedali”.

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