Bologna può credere in una nuova Europa

L’avventura in Champions League dei rossoblù è già finita, ma la squadra è ancora lì a lottare per un’altra qualificazione europea. Così Vincenzo Italiano è riuscito a conquistare una città che credeva di aver vissuto qualcosa di irripetibile con Thiago Motta

A forza di leggere la classifica del Milan con l’asterisco, cercando di fare supposizioni sull’effettivo posizionamento dei rossoneri, è passato a lungo sotto silenzio chi fosse dall’altra parte dell’asterisco. Una squadra che, in caso di successo, aggancerebbe la Juventus a quota 40. L’avvio di stagione del Bologna aveva scatenato i critici, pronti a impallinare la dirigenza rossoblù per le scelte estive, a cominciare dai nuovi arrivi per passare all’allenatore. Superato il giro di boa, pur con la League Phase di Champions al di sotto delle aspettative, la squadra è però pienamente in corsa per un nuovo piazzamento europeo: non fu, dunque, solo un miracolo di Thiago Motta. È molto di più.

Per citare Luca Carboni, verrebbe da dire che il Bologna è una regola: dal direttore tecnico Giovanni Sartori, l’artefice di alcuni capolavori della storia più o meno recente del calcio italiano (citofonare Chievo e Atalanta) al direttore sportivo Marco Di Vaio, è chiaro che le basi siano decisamente solide. Soltanto un mese fa Sartori sembrava prossimo all’addio, ora invece sono tornati di moda i discorsi di rinnovo. Intanto la squadra vola: in campionato ha perso solo una volta negli ultimi due mesi, un folle 2-3 contro il Verona arrivato in maniera a dir poco rocambolesca, e anche i discorsi sul mercato fallimentare sono passati in secondo piano, merito, tra gli altri, di Benjamin Dominguez, 21 anni compiuti a settembre e già tre gol in cascina pur essendo partito decisamente indietro nelle gerarchie di Vincenzo Italiano.

E proprio di Italiano si dovrebbe iniziare a parlare con maggiore attenzione: c’era chi ne richiedeva l’esonero ai primissimi flop, adesso il Bologna gira a meraviglia anche con qualche infortunio di troppo e con svariati punti che mancano all’appello per distrazioni e scelte sbagliate nei momenti chiave. I tratti distintivi del suo calcio si vedono già tutti: una squadra portata ad aggredire, anche a costo di rischiare. Alterna con profitto Castro e Dallinga in avanti, in una sorta di remake di quanto accaduto a Firenze nelle ultime stagioni, scelta che gli aveva provocato non poche critiche: non vuole lasciare indietro nessuno, fa del turnover uno dei suoi punti di forza. E ha saputo fare ammenda sulla decisione di tenere Lorenzo De Silvestri fuori dalle liste Uefa, con il veterano che non solo si è messo a disposizione del mister ma è diventato una colonna dei rossoblù in campionato, fino al gol dell’ultimo weekend. A centrocampo l’inamovibile è Freuler, e non potrebbe essere altrimenti vista la qualità e l’intelligenza dello svizzero, mentre in difesa la coppia Beukema-Lucumì si è dimostrata di gran lunga la più affidabile: ridurre gli impegni, senza la Champions League in calendario, darà certamente modo a Italiano di nascondere quello che è stato il vero passaggio a vuoto del mercato estivo, l’arrivo di Casale ed Erlic, non all’altezza dei titolari. All’orizzonte, intanto, c’è la sfida di Coppa Italia con l’Atalanta, squadra alla quale Italiano ha spesso dato filo da torcere in passato. L’impressione è che il Bologna, a prescindere da questo quarto di finale, non abbia finito di stupire.

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