Le preoccupazioni di Confindustria Lombardia, Assolombardia e Epam sulla situazione d’instabilità lombarda. Sulla questione urbanistica ed edilizia a remare contro è un pezzo del Pd e non del governo
No, non sono più i bei tempi dei premier milanesi, quando Craxi teneva ufficio in piazza Duomo ed era sempre pronto a dare una mano ai “suoi” sindaci. E nemmeno i tempi dell’occhio di Berlusconi, benedicente (e calmante) sul “vento del nord”. Picchia la crisi, oggi, dall’automotive che indebolisce la manifattura lombarda all’assalto della magistratura che blocca l’edilizia, dalla finanza un po’ spompata a una debolezza politica – bipartisan – evidente nella faticosa strada del “Salva-Milano”. In tutto questo, le voci del sistema economico lombardo ripetono una stessa lamentela: il governo di Giorgia Meloni è avvertito distante, poco attento forse per una conoscenza debole del territorio. La regia di Ignazio La Russa ha più in mente i palazzi, quello della Regione soprattutto, ma la politica industriale non decolla.
Marco Bonometti, già presidente di Confindustria Lombardia e patron del gruppo OMR, non fa sconti: “Stiamo aspettando le condizioni di competitività della Lombardia, a partire dall’energia che è un fattore decisivo. In casa nostra costa il doppio rispetto agli altri paesi d’Europa. Le nostre aziende perdono terreno perché non sono competitive: è un problema che riguarda il governo e bisogna intervenire subito invece di distribuire soldi a destra e sinistra con Industria 5.0, che non va bene per le piccole aziende”. Serve un intervento straordinario, è il suo pensiero, ma da Roma non arrivano segnali di consapevolezza del rischio lombardo. “Il governo da solo non ce la fa, vediamo cosa succede in Germania. Germania Italia e Francia potrebbero riscrivere le regole. Ma ormai i buoi sono fuori dalla stalla”, conclude.
Anche Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, qualche giorno fa, ha proposto la sua ricetta. E guardando all’Europa attende i segnali d’attenzione del governo finora mancati: “Sono anche gli investimenti a destare preoccupazione e lanciamo un appello affinché siano il primo punto all’ordine del giorno della nuova agenda europea. Per quanto riguarda l’Italia, Industria 4.0, il primo e più grande piano di politica industriale del paese, con la nuova legge di Bilancio ha subito una pesante tagliola, del tutto ingiustificata”. Giudizio negativo, come si parlassero lingue diverse: “Il credito d’imposta 4.0, infatti, ha una copertura di 2,2 miliardi di euro per il 2025 contro i più di 6 miliardi che vengono utilizzati normalmente. Non solo: viene eliminato dal beneficio il software proprio oggi che siamo chiamati a puntare su intelligenza artificiale, dati, cybersecurity. Non possiamo perdere ulteriore terreno”, la conclusione di Spada. Arianna Petra Fontana, presidente di Confartigianato Milano è ancora più esplicita: “Da imprenditrice non ho un giudizio particolarmente negativo su Giorgia Meloni, ma una certa disattenzione della premier su Milano l’ho notata. Magari il giro al Salone del Mobile si fa, però manca un’attenzione verso i veri problemi come la casa, la sicurezza, il costo della vita. Perché Meloni lo fa? Forse vuol far cuocere a fuoco lento l’amministrazione cittadina, che non è del suo colore.
Comprensibile in termini di lotta politica, meno da parte di cittadini e imprese. Quante volte è venuta a parlare con le imprese milanesi? Noi l’aspettiamo a braccia aperte. Troverebbe lo spirito ambrosiano ad accoglierla”. “Milano è una città con un tessuto forte ma con sofferenze”, ci dice Lino Stoppani, presidente dell’Epam (pubblici esercizi). “Occorre ricordare poi che la Banca d’Italia aveva sancito, tempo fa, che la nostra regione non è più la locomotiva d’Italia. C’è un malessere generale, nei pubblici esercizi. Al governo chiederei una visione complessiva sul sistema economico, con un occhio ai possibili dazi in arrivo dagli Usa. C’è poi la preoccupazione sulla situazione urbanistica, con il provvedimento ‘Salva Milano’ , che potrebbe dare certezza al diritto e consentire una sana discussione per il nuovo Pgt”. E proprio sul Salva Milano, martedì si è tenuta l’audizione in Senato dei diversi attori. “La situazione urbanistica ed edilizia a Milano è ormai praticamente bloccata da oltre un anno e mezzo”, e c’è un forte rischio anche per il lavoro di 40 mila operai, ha confermato Regina De Albertis responsabile dei costruttori milanesi (Ance). Ma va detto che su questo tema, a remare contro, è un pezzo del Pd e non il governo. Intanto domani sarà in città il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, per il cambio della guardia ai vertici della struttura lombarda. Toccherà a Giuseppe Pasini, leader degli industriali bresciani. Sarà lui a verificare se il governo, che ora sembra guardare con attenzione le questioni di alta finanza bancaria, saprà spingere la locomotiva.