Secondo Wsj, il paese dell’America centrale sta aprendo canali di negoziazione per evitare lo scontro diretto con gli Stati Uniti. Le mosse del segretario di stato nominato da Trump per affrontare l’influenza di Pechino nel Canale
“Per concludere, vorrei lasciare un messaggio da Panama e dai panamensi a tutti voi, che servirà da effetto moltiplicatore: il Canale di Panama è e continuerà a essere di Panama”, ha detto mercoledì il presidente José Raúl Mulino nel suo discorso di apertura al Forum economico organizzato dalla Banca di sviluppo dell’America Latina e dei Caraibi proprio a Panama. Mulino è un politico di centrodestra che era stato in primissima linea nel condannare la truffa elettorale di Maduro in Venezuela, ed era impossibile da prevedere che un presidente degli Stati Uniti lo avrebbe indicato come un nemico. “Non la faranno franca”, insisteva lo stesso giorno Trump su Truth, ribadendo l’intenzione di recuperare la rotta interoceanica e accusando lo stesso Mulino di provare a nascondere la presenza cinese. “Panama sta cercando di eliminare il 64 per cento dei cartelli scritti in cinese. Sono presenti in tutta la zona perché la Cina controlla il Canale di Panama”, aveva scritto accanto alla fotografia di una pubblicità della Bank of China con una nave e le frasi “Un canale mondiale” e “Una banca globale” in spagnolo e cinese.
Il giorno prima, però, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, diplomatici panamensi avevano visto a Washington colleghi del dipartimento di stato americano. Un incontro che si è svolto prima della visita in America centrale del segretario di stato Marco Rubio, che inizia sabato, e che avrà appunto Panama come quarta tappa, dopo El Salvador, Guatemala e Costa Rica, e prima della Repubblica dominicana. Panama avrebbe offerto una maggiore cooperazione per fermare il flusso di migranti e droga verso gli Stati Uniti, spiegando che sarebbero proprio più investimenti statunitensi il modo migliore per contrastare l’influenza cinese nel paese. “Come il Messico, Panama sta adottando una strategia più sottile, evitando lo scontro diretto e aprendo canali per la negoziazione”, ha osservato il Wall Street Journal.
Né la presidenza della Repubblica né il ministero degli Esteri panamense hanno confermato. Lo stesso giorno del discorso di insediamento in cui Trump ha ribadito che “la Cina gestisce il Canale di Panama, ma non glielo abbiamo dato noi. L’abbiamo dato a Panama e ce lo riprenderemo”, la Contraloría General de la República de Panamá ha avviato una verifica contabile sulla Hutchison Ports, la società del magnate Li Ka-shing con sede a Hong Kong che gestisce i porti a entrambe le estremità del Canale. Motivo ufficiale: “Garantire la trasparenza e l’uso efficiente delle risorse pubbliche”. Evidente il tentativo di rispondere alle accuse di Trump. Una settimana dopo Mulino ha annunciato la partenza del progetto di ferrovia tra la capitale e il confine col Costa Rica che è stata affidata proprio alla società statunitense Aecom, e che costerà quattro miliardi e mezzo di dollari.
Sebbene Trump abbia anche detto che “non sono gli Stati Uniti ad avere bisogno dell’America latina ma il contrario”, il segretario di stato da lui nominato è il primo ispanico a ricoprire tale incarico. Figlio di cubani emigrati in realtà prima della Rivoluzione, Rubio è notoriamente vicino agli ambienti anticastristi. Perfettamente fluente in spagnolo, dice che sono state altre amministrazioni a trascurare la regione, e che lui cercherà di porvi rimedio. In effetti, durante l’audizione di conferma al Senato ha definito le preoccupazioni di Trump sull’influenza cinese nel Canale come “una questione legittima che deve essere affrontata”. Lo stesso Senato martedì ha tenuto un’udienza sul tema, con esperti della Federal maritime commission e del World shipping council. Questi hanno del tutto smentito l’accusa di Trump che Panama per l’uso del Canale stia imponendo all’America tariffe esorbitanti, e hanno riconosciuto l’efficiente lavoro dell’Autorità del Canale di Panama.
Hanno però anche convenuto che a Panama c’è corruzione e che la presenza di imprese cinesi è un pericolo. Si è dunque prospettata la possibilità di stabilire sanzioni, e sono stati anche proposti argomenti legali per denunciare eventuali violazioni del Trattato di neutralità, con inclusa la possibilità di una rinegoziazione. Ma la Fmc alla fine ha a sua volta detto che il modo migliore per limitare l’influenza cinese a Panama per gli Stati Uniti sarebbe proprio di investirvi di più loro. E dal giurista Eugene Kontorovich, docente alla Antonin Scalia Law School della George Mason University e membro della Heritage Foundation, è arrivato il chiarimento che in base al Trattato gli Stati Uniti in caso di violazione della neutralità avrebbero il diritto di intervenire militarmente, ma non di riannettersi il Canale.
“Parte di questo viaggio riguarda la lotta alla Cina”, ha anticipato la portavoce Tammy Bruce sul viaggio di Rubio in America centrale. E su Panama: “E’ chiaro che è un problema sullo sviluppo di una relazione. Non si tratta di comandare altre nazioni, ma di chiarire che una associazione con gli Stati Uniti è qualcosa in cui possono avere fiducia”.