Il primato della politica non spetta ai pm

Trovare un equilibrio non è un diritto ma è un dovere. Le sagge parole di Meloni

In collegamento con l’iniziativa di Nicola Porro “La ripartenza”, Giorgia Meloni, ieri, ha espresso giudizi assai netti sulle iniziative giudiziarie che puntano a esautorare il governo e il Parlamento. “Ci sono alcuni giudici, fortunatamente pochi, che però vogliono decidere la politica industriale, vogliono decidere la politica ambientale, vogliono decidere le politiche dell’immigrazione, vogliono decidere se e come si possa riformare la giustizia, vogliono decidere per cosa possiamo spendere e cosa no. In pratica vogliono governare loro. Solo che c’è un problema: che se io sbaglio, gli italiani mi mandano a casa, se loro sbagliano nessuno può fare o dire niente. Nessun potere al mondo in uno Stato democratico funziona così, i contrappesi servono a questo. E la magistratura svolge un ruolo fondamentale nella nostra democrazia, è una colonna portante della nostra Repubblica, solo che nessun edificio regge su una colonna sola”.

Il ragionamento della premier parte dall’esigenza di rispettare l’equilibrio istituzionale dettato dalla Costituzione, ribalta le accuse di voler governare senza tener conto del ruolo di contrappeso della altre istituzioni. “Quando un potere dello stato, ha aggiunto, pensa di poter fare a meno degli altri, il sistema non può tenere”. Si tratta di un’accusa, ma anche di una specie di proposta di intesa sul rispetto reciproco dei ruoli assegnati ad ogni istituzione, odine, potere dello stato che dovrebbe essere ascoltato soprattutto dai magistrati, da quella parte non irrilevante, anzi probabilmente maggioritaria, della magistratura che chiede rispetto e sa che questo lo si ottiene solo rispettando gli altri organi dello stato, e quindi riconoscono il ruolo del governo e del Parlamento.

In effetti la situazione italiana presenta caratteri assai particolari, specialmente se confrontata con gli altri grandi paesi europei. L’Italia cresce nella considerazione internazionale sia sul piano politico che su quello economico. Meloni ha condotto bene il suo periodo di presidenza del G7, ha ottenuto un riconoscimento, tutt’altro che scontato, del ruolo dell’Italia nell’Unione europea, ha ottenuto un dimezzamento dello spread con i titoli tedeschi e sta raggiungendo accordi economici e commerciali in varie parti del mondo, in un quadro che vede un risultato assai incoraggiante delle esportazioni extra europee. Il governo più stabile d’Europa si vede però destabilizzato da iniziative di alcune procure che hanno scelto di esercitare in proprio la funzione che la Costituzione assegna all’opposizione parlamentare. Questo crea uno squilibrio che a sua volta può determinare un freno alle potenzialità di crescita del ruolo dell’Italia nelle relazioni internazionali e la paralisi di alcuni settori essenziali dell’economia e dell’amministrazione.

Questa guerriglia autolesionista può cessare?

La presidente del Consiglio dei ministri lo chiede con fermezza e determinazione, insieme a un riconoscimento esplicito dell’esigenza di rispetto reciproco. Quando dice che “nessun edificio regge su una colonna sola” dice anche che il governo non può essere quell’unica colonna, che deve confrontarsi e cercare la leale collaborazione con gli altri poteri e le altre istituzioni. Si tratta quindi di un appello a una riconsiderazione da parte di tutti del clima di contrasto senza tregua che si è creato, della dichiarazione della volontà del governo di fare la sua parte, se dall’altra verranno segnali di disponibilità al ritorno alla normalità, in cui le tensioni siano episodi specifici e non il copione sempre eguale di una battaglia senza quartiere. Insomma la magistratura può legittimamente criticare le riforme proposte, a cominciare da quella della giustizia, ma deve riconoscere che la funzione legislativa spetta al Parlamento, e poi all’elettorato quando dovrà confermare o respingere la legge con un referendum costituzionale. Lo stesso, e a maggior ragione, vale per le scelte economiche e amministrative, sulle quali la magistratura può intervenire nel caso in cui ravvisi e provi l’esistenza di reati specifici, non per ostruzionismo preconcetto. Meloni ha fatto la sua offerta di pacificazione, ora spetta agli altri accoglierla o no.

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