“Indagarmi è un danno alla nazione” dice la premier ma non pensa ai magistrati e il tempo impegnati per le accuse mosse a Speranza, Lamorgese, Guerini, Giuseppe Conte e gli esposti per interesse e lotta parlamentare
Si chiamano “esposti” ma in Italia sono le frecce degli spostati, gli espostati, i bastoni dei vecchi arnesi, l’arsenico per il rivale. Meloni dice “indagarmi è un danno alla nazione” ma omette il tempo ignobile della caccia, degli esposti, agli ex ministri, Speranza, Lamorgese, Guerini, i ministri sotto Covid, accusati di strage, sequestro di persona, omicidio plurimo, inseguiti dalle associazioni invasate della destra, finanziate da fondazioni vicine a Fdi. Racconta Speranza, al suo partito: “Arrivavano i carabinieri a casa, con il plico, di mattina, e allora capivo. Era un’indagine, ancora una. In tre casi sono finito di fronte al Tribunale dei ministri. Non conosco neppure il numero totale delle denunce ricevute che si sono poi trasformate in inchieste, ma ricordo gli interrogatori, l’ansia di presentarsi, di rispondere”. Lorenzo Guerini venne esposto all’accusa di aver limitato la libertà personale, ma scambiarono le sue competenze per quelle di Lamorgese. Esposti anche al ridicolo.
Esiste l’atto dovuto, l’atto voluto, ma Meloni deve ricordare l’esposto per interesse, la denuncia come strumento di lotta parlamentare. Giuseppe Conte è stato denunciato perché la sua compagna saliva sull’auto di servizio, con scorta: “Ma non era forse la mia compagna?”. Conte ripete oggi, sui social, come Meloni, che Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio, ha fatto partire l’esposto che ha poi portato all’indagine per peculato, l’uso dell’auto di scorta usata dalla sua compagna. Speranza, che ha conosciuto gli occhi spiritati della destra, ha scoperto pochi mesi fa, su Repubblica, che l’associazione “Sereni, vittime del Covid”, l’associazione che ha fatto scattare l’indagine della procura di Bergamo, contro il governo Conte II, è stata finanziata, per 25 mila euro, dalla Fondazione Alleanza Nazionale vicina a FdI. I procedimenti di Speranza, quelli che sono finiti presso il Tribunale dei ministri, sono sette. In tre casi è stato ascoltato, per gli altri quattro i magistrati si sono fermati. Ha raccontato Speranza ai suoi colleghi di partito: “Mi tornano in mente gli interrogatori, questo tribunale dei ministri composto da giudici estratti a sorte. Gli interrogatori potevano durare anche ore. Erano interrogatori veri”. L’ex ministro Guerini è stato denunciato perché da ministro della Difesa si è rifiutato di approvare lo statuto di un’associazione militare che non aveva i requisiti per diventare sindacato militare. Lo statuto non rispettava le regole che non erano di Guerini, ma stabilite dalla Difesa. Bocciato una volta, lo statuto gli venne ripresentato, per venire bocciato ancora. Guerini è stato ovviamente archiviato.
Quanto tempo ha perso, quanti magistrati, agenti, sono stati impegnati? Non è forse anche peculato proditorio, direbbe Conte? Per la gestione del Covid le denunce ai ministri erano così numerose che venivano addirittura raggruppate e spedite a Roma, in pacchi, al tribunale dei ministri, il termovalorizzatore della nazione con il fegato guasto. Altri esposti contro Guerini ipotizzavano il reato di limitazione della libertà personale per l’utilizzo dei carabinieri e dei militari impiegati a presidiare le zone rosse. Chi presentava l’esposto puntava a Guerini, come ministro della Difesa, ma non sapeva che l’utilizzo dei militari, era un dispositivo del ministero dell’Interno. Meloni a Milano, ospite di Nicola Porro, ha dichiarato che “indagarla è un danno alla nazione, alle sue opportunità” e che questo la manda ai matti”. Ha senza dubbio dimenticato i suoi interventi appassionati, alla Camera, da leader dell’ opposizione, quando urlava, contro Conte, e diceva: “Lei ci sta chiedendo i pieni poteri”, quando aggiungeva che i suoi dpcm erano un insulto al Parlamento” la fine dello stato di diritto. Meloni si è infastidita perché l’indagine l’ha fatta apparire sulla prima pagina del Financial Times e ha aggiunto che “se in Italia i cittadini capiscono perfettamente quello che accade, all’estero non è la stessa cosa”.
Ma non era forse la stessa cosa, e non era forse peggio, più drammatico, per il governo uscito dal Covid, non avere la serenità che oggi Meloni chiede? Non era anche quello un danno all’Italia che doveva ripartire? Speranza, che ancora oggi ricorda la cattiveria, ha smesso di rilasciare interviste, la ministra Lamorgese fa lo stesso, Guerini, che ha pelo sullo stomaco, non si è lasciato spaventare e oggi presiede il Copasir. Meloni a differenza loro, che si rivolgevano ai loro legali, ha chiamato a difesa l’Italia, ha trasformato un insignificante esposto sull’impiego dell’aereo di stato, per trasferire il carceriere libico, in una controversia di carburanti. C’è quello di Lo Voi, che utilizzava un altro aereo di stato, per fare la tratta Roma-Palermo, e che Mantovano gli voleva togliere, e c’è poi quello che i magistrati contestano a Meloni per il volo Roma-Tripoli. Se c’è un danno alla nazione, che manda ai matti, è questo aeroporto di esposti che la politica fa rullare a convenienza. Combattiamo il caro voli con un ministro dedicato, Urso, abbiamo bisogno dei tedeschi per Ita, usiamo l’aereo perché i treni sono fermi causa “chiodo”, e a comunicarci del volo di Meloni, da Trump, è Andrea Stroppa l’amico di Musk. Fino a oggi a occuparsi di esposti sono state le procure ma la competenza dovrebbe forse passare agli infermieri. Spostare gli “espostati” è il vero premierato.