L’innamoramento degli italiani per il Super Bowl

C’è stato un tempo nel quale l’Nfl era l’America. La fascinazione per il football americano continua, aspettando la “finalissima” del 9 febbraio a New Orleans tra Kansas City e Philadelphia

Fu una visione. Gli italiani si erano appena abituati alle regole del rugby, lo sport che di tanto in tanto passavano alla tv pubblica. Ma l’Nfl era altro, era l’America. Rino Tommasi l’America l’aveva girata, fiutata, toccata, e quando diventò direttore dei servizi sportivi di Canale 5 pensò che quello sport gladiatorio, coi caschi, le divise colorate e il rombo di tuono della palla ovale, avrebbe fatto innamorare gli italiani. Così organizzò uno studio, uno di quei talk tanto di moda oggi. Ci piazzò sua maestà Mike Bongiorno, il presidente dell’associazione italiana football americano, Bruno Beneck, e Giovanni Colombo dei Milano Manin’s Rhinos, la squadra italiana che all’epoca non aveva mai perso una partita. Era il 1981. La partita era Philadelphia Eagles-Oakland Raiders. Di qua l’head coach Dick Vermeil, 43 anni all’epoca, uno che diceva che “non me ne frega nulla di party, festeggiamenti e cerimonie. Per me c’è solo un modo di onorare una partita: vincerla”. Di là il gm Al Davis, il signore che aveva portato i Raiders ad avere le migliori percentuali di vittorie. Al migliore del match regalavano una Cadillac. Il Corriere della Sera ci fece una pagina. “Quei super-supermen con la palla ovale”, titolava. E bisognava specificare che il Super Bowl era la finale (“Si chiama così la finalissima”), e poi giù con le curiosità: i paradenti, i muscoli, i milioni di dollari, le regole. Ah, l’America.

Più di vent’anni dopo c’è qualcosa di speciale che ancora lega l’evento più spettacolare al mondo al nostro paese. Un fascino che di anno in anno accalappia nuovi fan, curiosi o nerd della palla ovale. Kansas City contro Philadelphia sarà il Super Bowl numero 59 della storia. La partita si giocherà domenica 9 febbraio a New Orleans. In Italia inizierà trenta minuti dopo la mezzanotte tra domenica e lunedì. Nel tradizionale spettacolo di fine primo tempo, l’halftime show, si esibirà il rapper Kendrick Lamar.

Secondo quanto riportato da AdAge, la richiesta per uno spot si è alzata ancora. Nel 2024 il prezzo di uno spazio pubblicitario di 30 secondi era arrivato a circa sette milioni di dollari. Per Before Alexa, che in 90 secondi nel 2020 mostrava in modo ironico cosa facevano le persone prima dell’avvento di Alexa, Amazon aveva speso 16.8 milioni di dollari. Un circus scintillante che però, negli anni, mentre il calcio alzava stipendi e raggiungeva record di trasferimenti inauditi, ha comunque mantenuto intatto il suo fascino. Lo dicono i dati: in Italia il Super Bowl, trasmesso in chiaro da Italia 1, nel 2024 aveva totalizzato 338mila telespettatori con uno share del 7,1 per cento. L’anno prima erano stati 326mila gli spettatori (5,2 per cento di share), 336mila nel 2022. Una crescita costante.

È sport, sì. Ma è soprattutto show, quello vero, con le paillettes, le luci, gli effetti. È l’eterno, inimitabile american dream. Calcio&Finanza un anno fa tirò le fila in una specie di duello finale tra Champions League e Super Bowl. La National Football League (NFL) fattura circa 12 miliardi di dollari (circa 11 miliardi di euro) e invece la Champions League europea è a poco meno di 2,8 miliardi di euro, con un giro d’affari circa quattro volte inferiore. Secondo i dati di C&F, una squadra della Nfl incassa almeno 372 milioni di dollari in una stagione partecipando al campionato statunitense. “Invece un club europeo partecipante alla Champions League almeno 25 milioni di euro”. Questo mondo fatto dorato attira. E piace.

L’Italia ha diverse importanti pubblicazioni online di football, tra cui Touchdown Magazine e Huddle Magazine, che è stata la fonte più importante di tutte le notizie di football in Italia dal 1999. Huddle Magazine presenta di tutto, dagli ultimi trasferimenti Nfl ai podcast. Su YouTube, Veronica ha ideato l’ABC del Football. “Il mio obiettivo con questo canale, e il mio obiettivo definitivo nella vita, è portare questo sport in Italia. Amo questo sport e amo il mio paese e voglio vederli uniti”. E poi c’è Football in pillole di Flavio, che segue il football americano da sedici anni.

Associazioni come l’American Club of Rome organizzavano (e organizzano) feste del Super Bowl. Celebre quella del 2017 all’Hard Rock Café di via Veneto. Una dolce vita al sapore di football, diciamo così. Ma va in onda anche quest’anno. Proprio Huddle Magazine ha stilato la mappa dei locali dove seguire il Super Bowl in Italia. E poi c’è la community dei giocatori che diventano fan. Non è uno sport di massa, ma esiste una comunità appassionata e in crescita. La Federazione italiana di American Football (Fidaf) organizza campionati e promuove il gioco a livello locale. Negli ultimi anni, le tifoserie italiane di squadre Nfl sono diventate sempre più attive grazie anche ai social media e alle trasmissioni televisive che rendono più accessibile seguire le partite. Nel 1980 RaiTre, a “Tuttinscena”, mandò in onda un servizio di Folco Quilici sui Gladiatori Roma, la squadra di football americano della capitale. Sembrava pionierismo. “Questo sport piacerà ai giovani – diceva Paolo Valenti lanciando il servizio -, nel suo giuoco ha delle combinazioni raffinate, quasi scientifiche. Magari non le notiamo subito. Ma ci sono”.

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