Il primo cittadino parla in commissione Ambiente e difende il provvedimento. Mentre i dem valutano correttivi, che rischiano di rallentare l’iter legislativo. Maran: “Non è un condono”. Majorino: “Decideranno i nostri senatori, la questione è più ampia”
“Non c’è nessun salvacondotto, non c’è nessun liberi tutti. Vorrei che questo punto fosse molto chiaro”. Beppe Sala parla ai senatori della commissione Ambiente ma si rivolge anche, forse soprattutto, al suo Pd. Il sindaco di Milano si è collegato ieri con Palazzo Madama, audito sul ddl “Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia”. Il cosiddetto Salva-Milano, il provvedimento nato per sbloccare i circa 140 cantieri fermi dopo un’inchiesta su presunti abusi edilizi. “Il dibattito alla Camera – ha detto il primo cittadino meneghino – è stato esaustivo. Noi ritenevamo e riteniamo che il provvedimento così andasse bene”.
E invece a sollevare dubbi sulla legge è stato proprio il Pd, nonostante a fine novembre i dem avessero votato il testo alla Camera insieme alla maggioranza e alle forze centriste. Chiara Braga, capogruppo Pd a Montecitorio, aveva trovato un’intesa con Tommaso Foti, allora presidente dei deputati meloniani. E di certo aveva lavorato di concerto con la segretaria Elly Schlein. Poi qualcosa è cambiato, tra i dem e fuori. Sono arrivate le proteste delle altre forze di opposizione e quelle degli ambientalisti, ma anche alcune nette prese di posizione degli urbanisti italiani, che chiedevano lo stop alla legge. Richieste rispetto cui una parte del Pd si è mostrata sensibile, anche per questioni di elettorato. La perplessità di vari senatori è che una norma pensata per Milano, per un determinato contesto, finisca per legittimare pratiche abusive in tutta Italia. Ragion per cui il Pd potrebbe chiedere ora nuovi interventi sul provvedimento (“siamo in fase di valutazione, ascoltiamo le audizioni, ma dipenderà anche da FdI”, dicono a microfoni spenti). Con un modifica tuttavia la legge tornerebbe alla Camera, allungandone inevitabilmente i tempi. Forse affossandola.
E’ quello che assolutamente vuole evitare Sala – uno dei primi a essere ascoltato dalla commissione Ambiente – che ieri ha voluto sottolineare le specificità della città che amministra, dal punto di vista edilizio e immobiliare: “A Milano si stima che siano stati riqualificati 20 milioni di metri quadrati di aree, un processo rigenerativo abbastanza unico nel Paese”. Il sindaco ha poi spiegato che tutta l’Italia potrebbe trarre beneficio dall’approvazione del ddl. E infine ha difeso i suoi collaboratori e l’operato della giunta: “Non abbiamo mai fatto nessun favore a nessuno”.
Sala ritiene fondamentale il ddl. E se davanti ai senatori ha usato toni più concilianti, nelle scorse settimane si era spinto fino a minacciare le dimissioni, in aperta polemica con il Nazareno. Un quadro reso ancora più complicato dai silenzi della leader Schlein, che sul Salva-Milano non ha ancora espresso parole chiare. “Ma la gestione della segretaria è stata ineccepibile”, ribatte al Foglio Pierfrancesco Majorino, il responsabile Casa della segreteria Pd. “Ho apprezzato le parole, opportune, del sindaco Sala. Credo che troveremo una quadra. La partita comunque è più ampia, riguarda anche il piano regionale della Lombardia e le norme nazionali che regolano l’urbanistica. Sul Salva-Milano poi decideranno i nostri senatori e credo che lo faranno nel modo più opportuno”, aggiunge con diplomazia il consigliere regionale lombardo – e già assessore a Milano con Pisapia e proprio con Sala. Qualche giorno fa Majorino aveva anche detto che la norma in esame in Senato “non è blindata”.
Diversa e più netta è invece la posizione di Pierfrancesco Maran, europarlamentare dem, ma fino a pochi mesi fa assessore alla Casa nella giunta Sala. “Il Salva-Milano? Non si tratta di una nuova norma, ma del rafforzamento dell’interpretazione autentica della legge, di alcuni criteri. Su cui tra l’altro il Parlamento si è espresso in passato. Ed è cristallino che la legge vada interpretata in questo modo”, dice Maran, auspicandosi che i dubbi del suo partito possano rientrare al più presto. “A me sembra che quando si parla di urbanistica ci sia sempre una semplificazione in senso negativo. Il cosiddetto Salva-Milano, a differenza di quanto si dice, non è un condono. L’intenzione del legislatore era chiara, condivisibile o meno. Ma questo è un altro punto”.