La bussola di Ursula è uno choc di semplificazione per un’Europa senza soldi

La presidente della Commissione fa il primo passo indietro dal Green deal anche se non lo ammette. L’elemento più concreto è una serie di “pacchetti omnibus” per ridurre la burocrazia e gli oneri amministrativi per le imprese. I popolari approvano, i socialisti no. Il nodo restano le risorse

Bruxelles. Presentando la “bussola per la competitività” Ursula von der Leyen ha fatto il primo passo indietro dal Green deal, annunciando uno sforzo senza precedenti di semplificazione che andrà a toccare buona parte dei regolamenti sugli obiettivi climatici, ambientali e di sostenibilità. Von der Leyen non può dirlo pubblicamente, perché significherebbe rinnegare tutto ciò che ha fatto con la sua prima Commissione e mettere a repentaglio la maggioranza che la sostiene al Parlamento europeo. “L’Ue mantiene la rotta sugli obiettivi del Green deal”, ha assicurato la presidente della Commissione. Il documento presentato oggi elenca tutte le iniziative dei prossimi anni per rilanciare la competitività, ispirandosi in parte dal rapporto di Mario Draghi. Ma l’elemento più concreto della sua bussola è una serie di “pacchetti omnibus” per ridurre la burocrazia e gli oneri amministrativi legati alle regole dell’Ue. Il primo sarà adottato a fine febbraio per rivedere gli obblighi per le imprese legati alla tassonomia, alla direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (Csrd) e alla direttiva sulla due diligence sulla sostenibilità aziendale (Csddd). Sono tre dei provvedimenti chiave adottati dalla Commissione von der Leyen I. Altri “omnibus” seguiranno.

Ci sarà “uno choc di semplificazione”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Stéphane Séjourné. L’obiettivo è far risparmiare alle imprese 37,5 miliardi di euro di costi amministrativi entro la fine della legislatura. Nel frattempo altre iniziative per sospendere, modificare o abolire norme o sanzioni saranno lanciate. Von der Leyen ha promesso una decisione per i costruttori auto che rischiano multe miliardarie sugli obiettivi di riduzione delle emissioni alla fine del 2025, è “più una questione di settimane che di mesi”, ha detto. In generale, la Commissione ha ricevuto “un segnale dall’industria molto chiaro: c’è troppa complessità” e “dobbiamo tagliare la burocrazia”, ha spiegato la presidente. “Ci sono molte buone ragioni per combattere il cambiamento climatico”, ma “dobbiamo essere flessibili e pragmatici”, ha detto von der Leyen.

Le reazioni politiche sono indicative delle intenzioni della Commissione. Il capogruppo del Partito popolare europeo, Manfred Weber, ha salutato la bussola per la competitività come un “vera svolta per le imprese” perché taglia “drasticamente” la burocrazia. Anche all’Italia piace il cambio di rotta. “Finalmente un approccio pragmatico, con una visione strategica”, ha detto il ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, sottolineando che viene affermato il principio della neutralità tecnologica per il settore auto (anche se in conferenza stampa von der Leyen ha ribadito che la scelta all’orizzonte 2035 rimane l’elettrificazione). I socialisti, per contro, hanno bocciato la bussola di von der Leyen. “Non abbiamo alcuna garanzia che non ci saranno passi indietro sugli standard ambientali e sociali come i diritti dei lavoratori, la neutralità climatica, la sostenibilità, una transizione giusta e gli altri obiettivi alla base del Green Deal”, ha detto la loro presidente, Iratxe García Pérez. “Questa comunicazione è un’interpretazione ideologicamente distorta e molto selettiva dei rapporti Draghi e Letta. Omette deliberatamente elementi chiave come la coesione sociale, la riduzione delle disuguaglianze e una tassazione equa, senza i quali sarà impossibile raggiungere la competitività”.

Effettivamente von der Leyen ha scelto solo alcune delle raccomandazioni di Draghi, tralasciando altre politicamente controverse per sé stessa o il suo paese, la Germania. Un esempio sono gli strumenti di debito comune. I socialisti al Parlamento europeo hanno denunciato “la mancanza di una strategia combinata per stimolare gli investimenti e di un impegno verso uno strumento di investimento permanente a livello europeo che consenta realisticamente di realizzare un’agenda molto impegnativa”. Von der Leyen si è impegnata unicamente a rilanciare il progetto dell’Unione dei mercati dei capitali (ribattezzata “Unione dei risparmi e degli investimenti”), un cantiere bloccato da anni, e a rifocalizzare le risorse del bilancio dell’Ue a partire dal 2028, tra tre anni. Con l’Ue che raccoglie appena il 5 per cento del venture capital globale contro il 52 per cento degli Stati Uniti e il 40 per cento della Cina, da dove arriveranno i soldi per finanziare l’innovazione, il green tech, l’intelligenza artificiale, il quantum computing e tutte le altre belle promesse della bussola?

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