La turbativa vera di Milano. Qualche domanda a Viola sulle inchieste Beic ed edilizia meneghina
È forse giunto il momento per il procuratore capo di Milano, Marcello Viola, in carica dalla primavera 2022, non già di spiegare ai cittadini – i magistrati dovrebbero spiegarsi solo con le sentenze, e possibilmente non con le inchieste né con le richieste di domiciliari – quale logiche stiano guidando alcune roboanti indagini milanesi. Viola può legittimamente ritenere inutile arrovellarsi sul problema, deve giustamente occuparsi d’altro. Ma ai cittadini le inchieste mediatizzate e dall’evidente ricasco politico qualche domanda invece la pongono. Ieri l’ultimo botto – su cui deciderà il 4 febbraio il gip Luigi Iannelli – è la richiesta di arresti domiciliari per gli architetti Stefano Boeri e Cino Zucchi, due star internazionali, nomi che danno inevitabilmente visibilità a qualsiasi inchiesta di rito ambrosiano, per una vicenda che riguarda la Beic. L’indagine risale a due anni fa, per “turbativa d’asta” e “false dichiarazioni sull’identità o su qualità personali proprie o di altri”, relativa al progetto vincitore per la Biblioteca europea di informazione e cultura. Le misure cautelari sono state chieste anche per un altro architetto, Pier Paolo Tamburelli, tra i vincitori del bando. Un impianto d’accusa discutibile, già nel 2023. L’ipotesi che due componenti di una commissione molto più ampia abbiano potuto manovrare in modo illegale – e senza evidenza di tornaconti – per pilotare una scelta internazionale lasciò strabiliati molti. Tranne il demi-monde accademico in perenne guerra ideologica e il demi-monde degli architetti esclusi dal mondo delle archistar.
Va detto che l’inchiesta nacque da un’intervista al Fatto Quotidiano dell’architetto e docente in quiescienza Emilio Battisti, ora deceduto, un “barone” nella definizione degli stessi suoi amici, protagonista fisso di qualsiasi polemica architettonico-urbanistica di natura pubblica, che denunciò un cavillo procedurale, in pratica la mancata segnalazione di pregressi rapporti professionali (tra le miriadi di professionisti come Boeri e Zucchi), Come scrisse Pierluigi Panza sul Corriere della Sera, era un’inchiesta che vedeva “protagonisti solo docenti della Scuola di architettura del Politecnico”.
Ora, dopo ben due anni, per i pm sussiste il “concreto pericolo” che gli indagati, se lasciati in libertà, “possano comunicare tra loro, precostituirsi un alibi sulla accertata loro presenza in un dato luogo in un dato giorno”. Precostituirsi un alibi. Dopo due anni. Pur con il massimo rispetto per i meccanismi e le attribuzioni con cui una procura gestisce le sue inchieste, ma può essere utile informazione ricordare che le indagini sono condotte assieme alla Guardia di finanza di Milano, dalla procuratrice aggiunga Tiziana Siciliano e dai pm Paolo Filippini, Mauro Clerici e Giancarla Serafini: almeno in parte gli stessi protagonisti della campagna di inchieste, anche quella molto dubbia della consistenza giuridica delle accuse, dell’edilizia a Milano e che ha per obiettivo l’amministrazione di Beppe Sala.
Viola non è tenuto a spiegazioni, ma noi si vorrebbe, come cittadini, essere rassicurati che non esistano logiche politiche in certe inchieste. Ma fu proprio Sala a dire, su Instargram, all’inizio del caso Beic: “C’è un’evidente campagna politico-mediatica contro Milano. Chi per calcolo politico attacca Milano fa un danno ai tanti che grazie all’attrattività della città lavorano o comunque costruiscono le basi per la propria vita”. È evidente che indagini di cavillosa consistenza abbiano oggi un profumo politico molto chiaro: mettere in crisi la giusta (Beic avrebbe dovuto essere una delle legacy di Sala) e dare un colpo al riformismo della sinistra non sol milanese o quel che rimane. Ieri in Senato si è svolta una discussione interna al Pd sul tema del “Salva Milano”, diventato un oggetto contundente con cui parte del Pd vuole fare i conti col la legacy politica dell’altro schieramento. Stefano Boeri si è limitato ieri a una dolorosa dichiarazione: “Sono sorpreso e molto turbato. Attendo con fiducia l’incontro con il gip per poter finalmente chiarire la mia posizione”. Ce lo si augura, non solo per Boeri e per le altre persone coinvolte ma per tutti.