Giorgia Meloni in Arabia Saudita cerca una via di fuga ai dazi americani

“Italia e Arabia Saudita hanno interesse a stringere rapporti strategici”. Economici e non solo. “In tutto il medio oriente l’Arabia é un attore chiave. Sull’ipotesi che supportiamo di una normalizzazione e di una soluzione dei due stati, la normalizzazione dei rapporti tra Arabia e Israele può facilitare il percorso”

“Lo scontro sui dazi non conviene a nessuno, serve il dialogo”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un punto stampa al termine della sua visita in Arabia Saudita. Ha aggiunto: “Il dialogo e una soluzione equilibrata e bilanciata sono il modo per affrontare” il tema dei dazi, “e quindi farò tutto quello che posso, e la strada che intendo percorrere è la strada che intendo suggerire, per trovare delle soluzioni insieme all’amministrazione americana”. L’incontro con il principe ereditario Bin Salman ha toccato molti punti: dalla ricostruzione di Gaza alla necessità di un accordo di pace tra Ucraina e Russia, dalla stabilizzazione della Siria, alle convergenze possibili fra il Piano Mattei per l’Africa e la potenza finanziaria degli regno saudita. La visita è soprattutto servita per firmare accordi (ad AlUla, sito archeologico simbolo dell’Arabia Saudita, lì dove finirà anche l’AlUla Tour, la corsa ciclistica che Bin Salman ha voluto e affidato ad A.S.O. per farla diventare uno dei grandi appuntamenti ciclistici di inizio anno) per un valore di circa 10 miliardi di dollari, le nostre aziende coinvolte sono almeno 20, da Leonardo a Pirelli, da Elettronica a Fincantieri, sino a Gewiss.

La visita è servita a chiarire che “Italia e Arabia Saudita hanno interesse a stringere rapporti strategici”. E i campi sono diversi: economici e geopolitici. Per la premier infatti l’Arabia saudita “in tutto il medio oriente é un attore chiave. Sull’ipotesi che supportiamo di una normalizzazione e di una soluzione dei due stati, la normalizzazione dei rapporti tra Arabia e Israele può facilitare il percorso. Ma anche in Libano, dove Arabia ha ruolo chiave nel rafforzamento delle istituzioni libanesi e nell’elezione del nuovo presidente”.

E non solo in Medio oriente. “Sicuramente il tema del costo del petrolio, come dice il presidente Trump, può essere uno degli elementi di pressione, e penso che in generale per quello che riguarda il conflitto in Ucraina, tutto quello che può spingere la Russia a sedersi al tavolo sia interessante. Dopodiché, il prezzo del petrolio è una materia molto complessa e quindi non direi che è una proposta già concreta. Penso che siamo a livello delle interlocuzioni ma che sia interessante affrontare tutte le interlocuzioni che possono portare a facilitare il percorso verso una pace giusta”.

Meloni si è dichiarata d’accordo all’ingresso dell’Arabia Saudita nel Global Combat Air Programme (GCAP, ossia il progetto portato avanti da Giappone, Italia e Regno Unito per la costruzione di caccia stealth di sesta generazione). Non è la prima volta che un membro del governo apre ai sauditi (era accaduto con Tajani nello scorso novembre). Ha detto Meloni: “Siamo favorevoli all’ingresso dei sauditi nel Gcap, chiaramente è un lavoro non immediato, perchè dobbiamo chiudere il lavoro a tre con il governo della Gran Bretagna e del Giappone e favorire un avvicinamento del Regno Saudita”.

“Altro tema è la questione di chi dovesse favorire attività di proselitismo in Europa e su questo io non ho cambiato idea. Ma non mi pare che ci sia nulla di tutto questo nel lavoro che abbiamo fatto in questi giorni. L’opposizione mi rinfaccia qualsiasi cosa ma non c’è contraddizione fra quello che dicevo ieri e quello che faccio oggi”, ha aggiunto la premier.

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