L’attacco a Meloni sulle accise e la svolta pro fossili di Schlein

Una volta era a favore dell’abolizione totale dei Sussidi ambientalmente dannosi (Sad), ma da un paio d’anni il Pd è diventato il principale difensore delle fonti fossili

Che sulla transizione energetica il clima politico sia cambiato è evidente dalla decisione degli Stati Uniti di uscire dall’Accordo di Parigi, il trattato internazionale sulla riduzione delle emissioni climalteranti. Ma c’è chi non ha aspettato la vittoria di Donald Trump per fare una svolta pro fossili: Elly Schlein. Il Pd da almeno un padio d’anni si è posto a difesa dei Sussidi ambientalmente dannosi (Sad) – in particolare la sottospecie più dannosa, i Sussidi alle fonti fossili (Ffs) – e contro le politiche green di Giorgia Meloni. Dall’inizio della sua segreteria, infatti, Schlein ha buttato nel cestino la sua mozione congressuale che puntava sulla tassazione delle “emissioni climalteranti” per scagliarsi contro la riduzione dei Sad chiamandola “tassa Meloni”.

Non c’è intervista o performance televisiva in cui la segretaria del Pd non si scagli contro l’aumento delle accise sui carburanti. “Meloni spieghi perché ha deciso di aumentare le accise per fare cassa sulle tasche delle famiglie e delle imprese”, dice Schlein. Naturalmente è pienamente legittimo, e per certi versi doveroso, ricordare che Giorgia Meloni in passato prometteva di tagliare le accise e ora fa il contrario. Ma il Pd va oltre, non si limita a dire che la leader di FdI era populista, ma chiede al governo di tenere fede alle sue promesse. Perché “aumentare le accise sul diesel equivale a introdurre una nuova tassa che tutti i giorni le italiane e gli italiani pagheranno”.

Il problema, però, è che il Pd e il centrosinistra in senso allargato avevano una posizione opposta: in tutti i programmi delle forze cosiddette o sedicenti progressiste – dal Pd ad Avs, passando per il M5s – c’è l’abolizione progressiva dei Sad. E qual è uno dei principali sussidi ambientalmente dannosi? Proprio il “differente trattamento fiscale fra benzina e gasolio”, ovvero l’accisa più bassa di circa 11 centesimi al litro sul diesel. Da pochi giorni il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase), guidato da Gilberto Pichetto Fratin, ha pubblicato il nuovo Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi, che mostra come nel 2022 i Sad siano aumentati di circa 3 miliardi salendo a circa 24 miliardi di euro (di cui 17 miliardi di Ffs).

Da sempre una delle principali voci di questo Catalogo è il “differente trattamento fiscale fra benzina e gasolio”, che vale 3,1 miliardi. Il calcolo è fatto, semplicemente, ipotizzando un aumento dell’accisa sul gasolio di 11 centesimi per portarla al livello della benzina. Peraltro, la riduzione dei Sad è anche una richiesta dell’Europa e un impegno che l’Italia ha preso – anche con i governi sostenuti dal Pd – all’interno del Pnrr, prevedendo un taglio di 2 miliardi entro il 2026 e di ulteriori 3,5 miliardi entro il 2030. Il governo, come aveva anticipato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha però deciso di affrontare questa questione in maniera più indolore. Non alzando tout court l’accisa sul gasolio ma – così prevedeva la Nadef – con un “riallineamento” delle accise: alzare un po’ una e abbassare un po’ l’altra, fino ad arrivare a un punto intermedio.

Il Parlamento, in attuazione della delega fiscale, ha avviato questa convergenza incaricando il governo di “definire un tendenziale riavvicinamento in un congruo arco di tempo e nella misura compresa tra 1 e 2 centesimi di euro dell’aliquota dell’accisa applicata al gasolio e alla benzina”. L’impatto non è neutro. Siccome i consumi di diesel sono più elevati di quelli della benzina, la variazione netta di un centesimo in più su un’accisa e in meno sull’altra produce un gettito di circa 170 milioni in più per lo stato, risorse che verrebbero usate per il rinnovo dei contratti del trasporto pubblico locale. A regime, quando le due accise convergeranno, l’impatto dovrebbe essere di circa un miliardo, che farebbe sparire 3,1 miliardi di Sad.

Il Pd, con in testa il capogruppo al Senato Francesco Boccia, si è scagliato contro la linea del governo. Sebbene unisca due proposte del Pd. Da un lato il taglio dei Sad, fino alla loro abolizione, come aveva recentemente ribadito al Foglio la responsabile Ambiente dem Annalisa Corrado; dall’altro l’aumento dei fondi per il trasporto pubblico, chiesto a gran voce dal Pd nella sua “contromanovra”. Appena tre giorni fa il Pd aveva rilanciato la sua campagna per aumentare la spesa sanitaria fino al 7,5 per cento del pil. Con quali coperture? “Tagliando 5,5 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi”, dice la proposta del Pd. Ovvero l’aumento delle accise, o di altre tasse analoghe, per una somma oltre 30 volte superiore alla “tassa Meloni” che vale 170 milioni. Ora, invece, Schlein difende i sussidi alle fonti fossili e il programma elettorale di Fratelli d’Italia. Le emissioni di CO2 non si ridurranno, ma magari il Pd aumenterà i consensi.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali

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