Il numero uno al mondo conferma il titolo australiano e conquista il terzo slam della carriera. “Sei troppo forte”, gli dice l’avversario
Poco più di due ore e 40 minuti dopo una finale dominata dall’inizio alla fine, Jannik Sinner è di nuovo campione agli Australian Open, il primo slam dell’anno. Sale sugli spalti a festeggiare con i suoi. Oramai conosce il rito, sta diventando una consuetudine. Dodici mesi fa aveva dovuto recuperare due set di svantaggio al russo Danil Medvedev. Oggi ad Alexander Zverev, numero due del mondo, ha dato dimostrazione dell’abisso che intercorre tra i due. Era la terza finale slam per entrambi. Solo che Sinner le ha vinte tutte e Zverev, che ha 27 anni, le ha perse tutte. Questa al tedesco fa male lo stesso anche se non ha alcun tipo di recriminazione reale, visto che l’inerzia del match è stata piuttosto chiara sin dai primi game, con l’altoatesino molto incisivo in risposta e praticamente perfetto al servizio. Non concedendo neppure una palla break in tutta la partita.
Se il primo set era girato con il break sul 4-3, il secondo set ha seguito l’andazzo dei servizi fino al tie-break. Sinner e Zverev si affacciavano all’appuntamento con tre tie-break su tre vinti a testa nel torneo. Sul 4-4 un nastro fortunato ha portato Sinner a servire per il set. Con un servizio vincente e un dritto lungolinea ha chiuso il secondo parziale e ammazzato la partita.
Da lì è stata quasi una formalità, considerata la differenza mostrata in campo. Una dimostrazione di strapotere incredibile per un giocatore che la partita più difficile l’ha giocata negli ottavi di finale, contro il danese Holger Rune, quando un malessere avvertito sin dal mattino al risveglio lo aveva portato a tremare a bordo campo. E aveva fatto addensare inquietudini sul suo stato di salute e le sue condizioni fisiche. “Ho giocato contro l’avversario e contro me stesso”, aveva detto Sinner a fine partita. Superato quel turno, Sinner non ha più perso un set.
Arrivava in Australia con i favori dei pronostici dato che sul cemento Sinner è indiscutibilmente sulla sua superficie preferita. Ma la striscia di imbattibilità (21 partite di fila, 36 vittorie sulle ultime 37) comincia a fare paura al circuito. Questo negli scambi, perché fuori dal campo Sinner si dimostra un campione di eguale classe. Bello l’abbraccio con Zverev, a consolarlo. “Fa schifo essere qui e non poter toccare il trofeo. Pensavo di essere più competitivo ma sei troppo forte“, dirà poi il tedesco al suo avversario a fine match. “Sei il numero uno al mondo, e di molto e l’hai dimostrato”. Era arrivato in finale dopo aver approfittato del ritiro di Novak Djokovic in semifinale.
“Abbiamo lavorato tantissimo per essere ancora in questa posizione“, ha confessato il numero uno al mondo poco prima di alzare il trofeo. Rivolgendo un pensiero speciale a tutto il suo team, soprattutto uno dei due allenatori Darren Cahill che lascerà a fine stagione e per cui questo dovrebbe essere l’ultimo Australian Open, “anche se proverò a convincerti a restare”. Poi quel “ci rivediamo l’anno prossimo” al pubblico che ai suoi avversari deve apparire quanto mai minaccioso.