L’arte è collaborazione. Lo sguardo di Chiara Camoni

“Ho bisogno di sentire che le immagini del mondo, i suoni e gli odori, possano rimanere intrappolati, aggrovigliati, a quello che faccio”. Memoria e tradizioni come una ricerca di senso, in un dialogo aperto con la materia. “L’arte contemporanea accoglie tutti”

Fauna d’arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte. Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.


Nome: Chiara Camoni

Luogo e anno di nascita: Piacenza 1974

Galleria di riferimento e contatti social: SpazioA Pistoia

L’intervista

Intervista realizzata in collaborazione con Anna Setola

Cosa significa per te lavorare a stretto contatto con la natura e come influisce sul tuo percorso artistico?

Per me è fondamentale lavorare in uno spazio che non sia neutro. Ho bisogno di sentire che le immagini del mondo, insieme ai suoni e direi anche agli odori, possano rimanere intrappolati, aggrovigliati, a quello che faccio.

In che modo hai iniziato a fare l’artista?

Il mio è stato un percorso molto lineare. Liceo Artistico, Accademia di Belle Arti e poi artista. Ovviamente ho fatto tanti altri lavori per mantenermi, soprattutto all’inizio, per un certo periodo ho anche insegnato, ma è sempre stato molto chiaro dentro di me che volevo fare l’artista. Il processo creativo è un momento così meraviglioso che non potrei farne a meno.

Che cos’è per te lo studio d’artista?

Lo studio è estremamente connesso allo spazio domestico, difficile tracciarne i confini: lavoro in cucina, in saletta e soprattutto sul tavolo del giardino. Lavoro spesso con altre persone, quotidianamente ci sono i bambini e i cani. Il tempo del quotidiano si mescola al tempo del lavoro, una cosa fluisce nell’altra.

Qual è la funzione dell’arte oggi?

In assenza di grandi narrazioni, senza più riferimenti politici e religiosi certi, credo che l’arte contemporanea possa accoglierci tutti.

A che cosa stai lavorando?

Ho appena inaugurato una grossa mostra personale alla galleria SpazioA di Pistoia, con cui collaboro da tanti anni. Sono un gruppo di sculture monumentali in ceramica, chiamate Colonne, e una serie di pezzi più piccoli intitolati Piccoli Demoni.

Qual è il ruolo della memoria e delle tradizioni nei tuoi lavori?

Per me è molto importante! Non è una nostalgia, quanto piuttosto la necessità di collocare il mio operare all’interno di un percorso che parte da molto lontano, riattualizzando ciò che sento necessario anche ai giorni nostri. È una ricerca di “senso”.

Quali sono i tuoi riferimenti visivi e teorici?

Sento un legame fortissimo con un passato arcaico, con la scultura cretese, la statuaria etrusca, passando per il mondo greco romano e arrivando al Medioevo. Poi c’è un’appartenenza speciale anche al Novecento italiano, da Lucio Fontana ad Arturo Martini, fino a Marisa Merz.

Ci sono gli artisti colleghi di cui ammiro il lavoro e con cui ho costruito una relazione speciale: Alessandra Spranzi, Lucia Leuci, Jacopo Benassi, Luca Bertolo, Pesche Kethe, Michele Tocca e la lista qui sarebbe molto lunga… Cecilia Canziani è una curatrice con cui da tanti anni ho uno scambio assiduo, con cui condivido un percorso artistico e amicale davvero speciale.

Cosa ti spinge a esplorare il concetto di collaborazione nel fare arte?

L’opera d’arte è per me sempre frutto di “collaborazioni”: con altre persone o con la materia stessa. Ci sono artisti che seguono un “progetto” ben delineato e la messa in opera è pura realizzazione tecnica, mentre altri artisti sono in dialogo con il processo, accolgono le deviazioni, trovano la forma nel mentre. Ecco io appartengo a questo secondo gruppo. È la materia – o il materiale – insieme alle sollecitazioni di chi lavora con me, che mi indicano la direzione, che contribuiscono alla scoperta della forma finale dell’opera.

Com’è organizzata la tua giornata?

Mi sveglio molto presto, intorno alle 5, approfittando del silenzio della casa per leggere, per raccogliere lentamente le idee, organizzare la giornata. Poi ci sono i bimbi, la partenza della scuola e a quel punto comincio il lavoro pratico, insieme agli assistenti con cui collaboro da tanto tempo. Nel pomeriggio mi dedico invece alle telefonate e al lavoro al computer, che è sempre troppo. La nostra casa e lo studio sono sempre molto frequentati, non ci annoiamo!

Le opere

Giallo di cadmio

Chiara Camoni, Burning Sister, 2023, still da video, video monocanale, colore, suono, 23’30”, Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia. Foto di Camilla Maria Santini

Carminio permanente

Chiara Camoni con Il Centro di Sperimentazione, Carrozzone, 2021, materiali vari, trovati e presi in prestito cm 220 x 300 x 150 Courtesy l’artista e Arcade, Londra. Foto di Camilla Maria Santini

Cinabro verde

Chiara Camoni, Colonna, 2024, gres smaltato con cenere vegetale e minerali vari, legno, gramigna cm 215 x 45 x 45 Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia. Foto di Camilla Maria Santini

Ocra d’oro

Chiara Camoni con Il Centro di Sperimentazione, Disco Tornio, 2021 performace, materiali diversi, musica di Lawrenc misure variabili Courtesy l’artista, Arcade, Londra e SpazioA, Pistoia Foto di Camilla Maria Santini

Bianco di zinco

Chiara Camoni e Ines Bassanetti, (Di)segnare il tempo, 2006-2007 234 disegni, grafite su carta cm 29,7 x 21 cad. 234 disegni, grafite su carta, 29,7×21 cm Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia Foto di Camilla Maria Santini

Verde ftalo

Chiara Camoni, Grande Sorella #21, 2024 ottone, rame, stagno, argento, pietre dure, vetro cm 230 x 70 x 20 Collezione Silvia Fiorucci, Monaco Foto di Camilla Maria Santini

Terra d’ombra

Chiara Camoni, Leonesse, 2024 pietra leccese, inserti di vetro e pietra labradorite dettaglio veduta della mostra a Pirelli HangarBicocca, Milano Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia Foto di Agostino Osio

Blu oltremare

Chiara Camoni, Senza Titolo (una Tenda) #03, 2023 ottone, stampa vegetale su seta cm 205 x 200 Ø veduta della mostra a Pirelli HangarBicocca, Milano Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia Foto di Agostino Osio

Viola di cobalto

Chiara Camoni, Sfinge, 2022 betoniera, gres smaltato con cenere vegetale, pianta, terra, ceramica e porcellana terzo fuoco, elementi vegetali, ottone, rame, nichel, argento, stampa vegetale su seta cm 190 x 330 x 300 (dimensioni variabili) Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia Foto di Camilla Maria Santini

Nero di avorio

Chiara Camoni, Sister (Capanna), 2022 terracotta nera, ferro, fiori freschi e secchi cm 220 x 140 x 150 (dimensioni variabili) Collezione Nicoletta Fiorucci Foto di Camilla Maria Santini

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