La destra italiana è al bivio: fare i trumpisti d’Italia o difendere gli interessi dell’Italia?

Nel suo discorso d’insediamento alla Casa Bianca, il presidente è stato chiaro: “Invece di tassare i nostri cittadini per arricchire altri paesi, tasseremo i paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini”. I dilemmi di Meloni

Nel discorso pronunciato lunedì scorso da Donald Trump, nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, c’è un passaggio che la destra italiana, destra che a piccoli passi cerca di avviarsi sulla via del trumpismo, ha curiosamente ignorato. Sono poche righe, ma dicono molto su quella che sarà la grande sfida del trumpismo per l’Italia. “Inizierò immediatamente la revisione del nostro sistema commerciale per proteggere i lavoratori e le famiglie americane. Invece di tassare i nostri cittadini per arricchire altri paesi, tasseremo i paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini. A questo scopo, istituiremo l’External Revenue Service per raccogliere tutte le imposte, i dazi e le entrate. Saranno enormi le quantità di denaro che confluiranno nel nostro tesoro da fonti estere. Il sogno americano tornerà presto a prosperare come mai prima d’ora”.


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La minaccia di Trump è fin troppo chiara. I paesi europei che esportano molto in America e importano poco dall’America la devono pagare. Fargliela pagare significa aumentare i dazi verso i paesi che esportano molto e importano poco per disincentivare quelle esportazioni. Il caso vuole che uno dei due paesi più esposti con l’America su questo fronte sia, oltre alla Germania, proprio l’Italia. Il caso vuole che l’Italia sia uno dei governi sulla carta più trumpiani dell’Europa che conta. E il caso vuole che proprio su questo tema i patrioti italiani dovranno scegliere da che parte stare: assecondare i patrioti americani, per non perdere il primato dei primi trumpiani d’Europa, o sfidare i patrioti americani difendendo l’interesse nazionale? La scelta non dovrebbe essere difficile.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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