L’incendio a Los Angeles distrugge case, studi e gallerie. La corsa a mettere in salvo il possibile

Sono andati persi esempi iconici dell’architettura moderna tra cui le famose case di Richard Neutra e Ray Kappe. Tra le perdite ci sono anche la biblioteca e l’archivio del celebre critico Gary Indiana

Mentre si calcolano le stime del disastro degli incendi a Los Angeles, ettari ed ettari continuano a bruciare. Le vittime sono 27 e mentre si pensa ai piani di ricostruzione, le autorità annunciano un aumento dell’intensità dei venti per questa settimana. Il governatore Newsom dispiega ulteriori risorse antincendio rispetto a un emergenza troppo lunga per il sistema di informazione. E’ l’effetto Marziano di Flaiano, ci si abitua a tutto, si normalizzano le emergenze anche se più di 80.000 persone sono ancora sotto ordine di evacuazione obbligatoria e altre 90.000 sono sotto avviso di evacuazione. Intanto le vedute aeree delle varie aree di L.A. ricordano scenari di guerra mediorientali, immagini accompagnate da storie cariche di dignità e della forza dell’abitudine nel consegnarsi al destino delle cose. Le voci di chi ha perso tutto non hanno contorni apocalittici, rientrano nell’attitudine al ricominciare, ripartire sostenuti da un nuovo sogno.



Sono andati in fumo esempi iconici dell’architettura moderna tra cui le famose case di Richard Neutra e Ray Kappe. Il Los Angeles Times riporta che anche la Zane Grey Estate di Altadena è stata una delle numerose case di rilievo distrutte dagli incendi, costruita nel 1907 in cemento armato dagli architetti Myron Hunt e Elmer Grey. Le ricostruiranno? Molti artisti, galleristi e altri professionisti dell’arte hanno evacuato la città. Le fiamme hanno distrutto case, studi e gallerie. Altadena era un’area variegata dal punto di vista razziale ed economico dove molti artisti si sono insediati per generazioni. Era un quartiere popolato da creativi, musicisti, artisti che hanno ora perso tutto. La casa degli artisti Diana Thater e T. Kelly Mason, gli studi e gli archivi di Camilla Taylor, Kelly Akashi, Paul McCarthy, Kathryn Andrews e Ross Simonini non esistono più.



Tra le perdite anche la biblioteca e l’archivio del celebre critico Gary Indiana, trasferiti ad Altadena proprio il 7 gennaio, il giorno prima degli incendi. Il progetto prevedeva che i suoi libri diventassero il nucleo della biblioteca di un rifugio per artisti. “Se le edizioni firmate, i libri d’arte rari, fossero arrivati un giorno dopo, non ci sarebbe stato un indirizzo a cui consegnarli, quindi sarebbero stati salvati. Ma quel martedì, sfortunatamente, c’era ancora un indirizzo”, ha scritto Colm Tóibín per la London Review of Books in un saggio sulla sua fuga dagli incendi di Los Angeles. Un gruppo di oltre 40 istituzioni artistiche, fondazioni e donatori, tra cui il J. Paul Getty Trust, il Los Angeles County Museum of Art e la Gallery Association Los Angeles, ha lanciato un fondo di soccorso di 12 milioni di dollari, in continua crescita, per gli artisti colpiti dagli incendi catastrofici.



E poi ci sono le numerosissime collezioni d’arte e la portata delle perdite nelle case private comincia solo ora a essere visibile. Difficile ancora trovare i dati di collezioni danneggiate ma il curatore Paul Schimmel ha perso casa con varie opere importanti, cosi come Ron Rivlin la cui collezione è andata in fumo. Certe opere di Warhol, Keith Harings, Hirst Baldessari non le vedremo più. Artisti ricorrenti nelle case losangeline, sicuramente quotati anche se espressione di un rumore culturale di una certa epoca, quella in cui LA si è ribellata alla sudditanza culturale di New York per affermarsi come epicentro artistico e non solo come città dei sogni. Tutto risulta un po’ elementarizzato e diretto, ma siamo sempre negli Stati Uniti.

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