L’anno del serpente è la grande occasione per continuare a festeggiare all’infinito

In ogni dove viene reclamizzato come pretesto per celebrare a ogni costo il capodanno cinese. Anche se non lo capiamo, ci permette di passare dalle feste di Natale ai ponti primaverili e poi ricominciare tutto daccapo

Anno del serpente, non mi hai fatto niente: eppure in ogni dove ti vedo reclamizzato come pretesto, spinto da un fiacco anelito a festeggiare a ogni costo il capodanno cinese, acquistando dolciumi in offerta o partecipando a pittoresche iniziative. Anno del serpente, non mi dici niente: è molto bello che le comunità cinesi in Italia abbiano conservato le proprie festività tradizionali, a cui guardare con simpatia, ma non vedo perché io debba venire indotto all’eccesso di festeggiare l’inizio di un anno secondo un calendario subito dopo essere a stento sopravvissuto alla rottura di dover festeggiare un altro inizio secondo un altro calendario.

Anno del serpente, non capiamo niente: terrorizzati dalla serena routine, abbiamo deciso di uccidere la quotidianità e di riempire ogni possibile vuoto, allungando a dismisura le feste di Natale, estendendo ponti primaverili sempre più spericolati, estremizzando la rilevanza di ricorrenze trascurabili, impossessandoci delle festività altrui e facendo sì che all’ultimo panettone subentri il primo cuoricino, all’ultimo cuoricino la prima mascherina, all’ultima mascherina il primo ovetto, all’ultimo ovetto qualsiasi baggianata pur di tirare fino alla fine del ciclo e ricominciare da capo, invecchiati sotto il peso del festeggiamento continuo. Anno del serpente, ci pigli un accidente.

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