Da Minsk a Manchester: l’ascesa di Kusanov racconta la crescita del calcio centro asiatico

Il difensore uzbeco, acquistato dal Manchester City per circa quaranta milioni di euro, è il primo giocatore della sua regione ad approdare in Premier League. Un segno del boom calcistico in Uzbekistan e Kazakistan, dove investimenti e tecnici internazionali stanno trasformando il panorama sportivo

Dalla prima divisione bielorussa, alla Ligue 1 fino alla Premier League il passo è stato breve per Abdukodir Kusanov. Il difensore uzbeco, classe 2004, fino all’estate 2023 militava infatti nell’FC Energetik-BGU, squadra della capitale della Bielorussia, Minsk. Le difficoltà economiche del club hanno però spinto alla cessione al Lens, per un controvalore di poco più di centomila dollari. E ora la notizia che è rimbalzata a livello globale: Kusanov è approdato al Manchester City, per una cifra che si aggira attorno ai quaranta milioni di euro. Il suo arrivo nel Regno Unito segna un primato assoluto: nessun giocatore centro asiatico era mai arrivato nella massima divisione inglese.

Se fino a qualche anno fa un exploit di questo tipo sarebbe stato attribuito al caso o, meglio, agli astri che in certe occasioni si allineano perfettamente, una spiegazione del genere non vale più nella realtà attuale del calcio centro asiatico. Il movimento è infatti in fortissima crescita, in particolare nei due giganti regionali, Kazakistan e Uzbekistan (l’area si compone anche di Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan), le cui nazionali si fanno sempre più rispettare a livello internazionale. Il primo, che dal 2002 gioca le competizioni europee e non più quelle asiatiche, ha addirittura sfiorato la qualificazione a Euro 2024, battendo nella fase preliminare anche la ben più blasonata Danimarca. Anche la nazionale uzbeca sta salendo di livello: la squadra ha raggiunto i quarti di finale all’ultima edizione della Coppa d’Asia e numerosi giocatori sono sotto contratto in campionati esteri. Un esempio, molto vicino, è quello dell’attaccante Eldor Shomurodov, diventato nel 2020 il primo uzbeco a raggiungere la Serie A, nella Roma. Le mete predilette di approdo per i calciatori della regione rimangono Russia e Turchia, anche per una storica affinità culturale e per la prossimità geografica, ma il range della loro presenza internazionale si sta decisamente ampliando.

I governi del Kazakistan e dell’Uzbekistan, due regimi che non spiccano certo per apertura democratica, ci stanno prendendo gusto: gli investimenti nel settore stanno aumentando progressivamente, con l’obiettivo di rendere le accademie calcistiche locali sempre più professionali, anche grazie all’arruolamento di tecnici dall’estero. Tashkent ha ad esempio deciso di affidarsi a esperti provenienti dalla Croazia e dal Giappone per dare un’ulteriore spinta al movimento. Il bacino di utenza è ampio, considerando che l’Uzbekistan è di gran lunga il più popoloso paese della regione, contando quasi 37 milioni di abitanti con un’età media che si aggira attorno ai 29 anni. Lo stesso stanno cercando di fare, con meno potenza di fuoco, le altre repubbliche regionali.

Tra queste ultime spicca però, in negativo, il caso del Turkmenistan, la classica eccezione che conferma la regola. Il paese è guidato da una delle dittature più repressive del mondo e l’attuale presidente, Serdar Berdymukhammedov, è il figlio del precedente leader, Gurbanguly, detto Arkadag (protettore). Proprio in suo onore nel 2023 è stato fondato il club Arkadag FK che, numeri alla mano, dalla sua nascita non ha ancora perso una partita del campionato nazionale. Le vittorie consecutive dovrebbero essere più di sessanta, ma tenere il conto sta diventando particolarmente complesso. Anche il Tagikistan non se la passa così bene: nonostante la nazionale locale, come quella uzbeca, abbia raggiunto i quarti di finale all’ultima edizione della Coppa d’Asia, la federazione calcistica è stata per lungo tempo ostaggio del figlio del dittatore che guida il paese da più di 30 anni, Emomali Rahmon. La speranza è che esempi virtuosi come quelli di Kusanov diano una scossa ai settori calcistici anche di queste repubbliche più lontane dai riflettori e che, se fanno notizia, spesso lo fanno per i motivi sbagliati.

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