“Grazie a Meloni con gli Usa l’Europa avrà una voce sola ”. Parla Giulio Terzi di Sant’Agata

Per l’ex ambasciatore italiano negli Usa, oggi senatore di FdI, la premier non si farà usare da Trump: “Ma gli Usa non sono nemici. Con il nuovo presidente l’Europa è chiamata a un cambio di passo su difesa, energia e nuove tecnologie”

“A prescindere dalla presenza del presidente Meloni a Washington l’Italia ha tutto l’interesse a che l’Europa sia coesa e parli con una voce sola anche con gli Usa. Su tutte le questioni cruciali la presidenza Trump rappresenta per l’Europa una necessità di crescita, sia sul piano delle risorse destinate alla difesa e alla tecnologia, sia su quello della coesione politica. Entrambe sono necessità che da tempo devono essere affrontate”. Giulio Terzi di Sant’Agata, già ministro degli Esteri e ambasciatore italiano negli Stati Uniti, oggi senatore di FdI e presidente della commissione Politiche dell’Ue, invita alla calma. In tanti hanno visto la presenza di Giorgia Meloni alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente americano Donald Trump, unica tra i leader europei, come un segnale: Meloni come “pontiera” tra Usa e Europa. Ma tra dazi, richieste muscolari sulle spese militari e dominio tecnologico americano per tanti la faccenda rischia di diventare per la premier più un rischio che un’opportunità. Trump – è la tesi di diversi analisti – cercherà di nuovo relazioni bilaterali con i paesi europei, danneggiandone l’unità. Terzi di Sant’Agata non la vede così. “Non penso – dice al Foglio – sia una questione di fare da ponte tra Ue e Usa. Non è per questo che il presidente Meloni era lì. Semplicemente l’Italia, in questo momento, ha accresciuto la propria credibilità internazionale, creando fiducia nei propri interlocutori. Anche la nuova amministrazione americana ne è consapevole”.

Ma la premier non rischia di essere “usata” da Trump? “No, ripeto: la Ue deve oggi agire con una voce sola. Anche nel suo rapporto con gli Usa”, dice Terzi di Sant’Agata, con parole molto simili a quelle pronunciate nei giorni scorsi anche da Friedrich Merz, il leader della Cdu e propabile prossimo cancelliere della Germania che proprio dal forum economico nella città svizzera ha auspicato una maggiore collaborazione con la premier italiana. “Ricordo – prosegue però il senatore di FdI – che non è sempre stato così. Fino a tre-quattro anni fa quando si discutevano passaggi molto importanti in Europa per le politiche finanziarie europee abbiamo visto ministri dell’Economia da Parigi e da Berlino partire di corsa e andare a discutere con l’amministrazione Biden. Oggi però l’Europa non può più permettersi di essere uno junior partner di chiunque. Lo è stato con la Russia per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, lo è con gli Usa sulla difesa. Non può più essere così. In questo senso le sfide che Trump pone all’Ue sono in realtà un’enorme opportunità. È bene – prosegue il senatore di FdI – che il presidente Meloni fosse lì, come è stato in generale un bene la sua abilità nelle relazioni internazionali. Dal ruolo giocato nella composizione della nuova commissione europea, con la nomina di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo, all’ accordo europeo sulla migrazione e l’asilo, dove l’Italia è riuscita a convincere gli altri paesi della sua visione, fino alla fiducia ottenuta sui mercati finanziari con una politica di bilancio affidabile che ci ha consentito di ridurre il costo del debito. Non c’è nessuna delle principali questioni europee e internazionali sulle quali la posizione italiana non sia stata ascoltata con grande attenzione e abbia prodotto effetti anche negli altri paesi. E questo, ponti o non ponti, è un grande risultato”.

E però i dazi preoccupano molto le aziende italiane, le esportazioni verso gli Usa valgono decine di miliardi di euro. “Quella delle tariffe – dice Terzi di Sant’Agata – è una questione molto seria, ma gli interessi bilaterali tra Europa e Usa sono giganteschi. L’ambasciatore americano uscente in Italia, Jack Markell, ne ha fatto negli scorsi giorni una sintesi: la collaborazione economica tra Stati Uniti e Italia vale più di 400 mila posti di lavoro su entrambe le sponde dell’Atlantico. Insomma, la questione va affrontata tenendo conto di quanto stretto sia il legame tra Italia e Usa, tra Europa e Usa. Non dobbiamo esagerare nelle paure. Gli Usa sono alleati, non dobbiamo antagonizzarli. La vera minaccia oggi, basta guardare all’Ucraina, viene da est. Dove l’Europa ha dimostrato già una grande unità, fornendo la metà degli aiuti militari a Kyiv. Sulla difesa comune mi auguro che già dal prossimo vertice europeo informale del prossimo tre febbraio ci siano importanti novità”.

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