L’insediamento di Trump non è l’anticamera dei fascismi, ma una messinscena

I nomi che diamo alle nuove rappresentazioni materiali e simboliche del potere suonano insoddisfacenti. Autocrazia, democratura, demotecnocrazia, oligarchia, plutocrazia. Abbiamo assistito alla cerimonia di instaurazione dell’Antidemocrazia. Tutto qui? Sì, tutto

Ho guardato la sperticata messinscena dell’incoronazione di Trump. Man mano che procedeva, i nomi che, alla rinfusa o badando alle implicazioni tecniche, diamo alle nuove rappresentazioni materiali e simboliche del potere, mi suonavano più insoddisfacenti. Così l’autocrazia, non parliamo della democrazia illiberale o della democratura, così la demotecnocrazia o la postdemocrazia, così l’oligarchia e la plutocrazia evocate da Biden con un dipiù di sdegno, perché oligarchia è un nome ormai incorporato al Cremlino. Mi sono detto che quella cui assistevamo era la cerimonia di instaurazione dell’Antidemocrazia. Tutto qui? Sì, tutto. Ci siamo abituati a pensare che l’assalto alla democrazia, la decisione di lavorarla metodicamente ai fianchi fino a suscitare l’insofferenza e l’esasperazione della gente, sia un passaggio intermedio per l’avvento del fascismo, come nell’Italia del ’22, come nella Germania del ’33. Trump – una maschera piena, Napoloni – liquidava sfrontatamente l’abbicì della democrazia e del suo tentato sinonimo, l’occidente, nel tripudio fanatizzato e cialtronesco degli invitati.

Le cose che si dicono prendono un senso diverso dal luogo e dal modo in cui si dicono e si ascoltano. Lì, nel Campidoglio dell’assalto cornuto, in quel drizzarsi e risedersi elettrizzato dell’uditorio, c’è stato un momento in cui chiedersi se questa fosse l’ultima versione dei raduni di Norimberga. No, naturalmente. Non si fa così il nazismo, e nemmeno il fascismo, con quel quartetto di miliardari su Marte che parlottavano curando di ignorare la signora, con la first lady fra sposa Amish e vedova nera, con lo scemo Musk e il braccio stranamore, l’America più forte e potente che pria – era Petrolini, era il geniale Corrado Guzzanti, Marte e tutto, ma nemmeno lui ci sarebbe arrivato, alla frase compassionevole per i ricchi presenti che hanno perduto la casa nel rogo di Los Angeles. Siamo oltre. L’antidemocrazia non più anticamera dei fascismi, ma bastante a se stessa, e altrettanto vorace. Trivellatrice. Trump e la sua corte hanno deciso di prendere il mondo, e anche il loro, sul tempo. Hanno capito che cambiava in modo travolgente, ma che quel cambiamento suscitava dei contraccolpi. Che bastava fare una somma di tutte le avanguardie – della sessualità, del colore, del reddito – e deriderle e mandarle al diavolo, e rivolgersi a tutti gli altri, poveri e ricchi, donne e uomini, di qualunque colore, di qualunque religione, di qualunque automobile, purché non fossero avanguardie, purché fossero normali. Veri americani uniti dalla comunità di destino manifesto. La gran maggioranza, acciuffata in tempo.

L’occidente è trapuntato di mezze porzioni: esistono solo maschi e femmine (in inglese viene così bene, male and female, una costola), ma i migranti vanno accolti con rispetto e compassione, dice il Papa Francesco. L’America di Trump mette insieme i due affari, e cambia il nome al Golfo. Non ci cresce più l’erba. Non ci si misura più col resto del mondo nel nome, più o meno usurpato, della democrazia, ma degli americani veri, della legge del più forte, e della famiglia, così amata da averne tre o quattro alla volta. Il 6 gennaio del ’21 all’assalto del Campidoglio era una rinfusa di squadristi senza disciplina. Ora a restituire a Trump il maltolto sono stati Dio e il popolo. L’antidemocrazia è l’altra faccia della democrazia. Rido all’idea che questi, essendo uomini d’affari, siano per la pace. S’intenderanno. A loro modo, sono la vera avanguardia. L’intendenza segue –vota.


Passavo da un canale all’altro, italiani e internazionali, per cogliere lo stato d’animo delle persone. Non succede di guardare coi propri occhi la liquidazione della democrazia dei moderni nel paese che se ne vantava depositario. Ma non si vedeva, le televisioni sono piene di esperti, e gli esperti trovano ragionevole e per così dire naturale e pressoché necessario ciò che fino a poco fa avrebbero ritenuto impensabile, se solo l’avessero pensato.

Enrico Mentana, a un certo punto, ha nominato metaforicamente “una valanga, una slavina”, e ha alluso alla first lady. Mi sono stropicciato le orecchie: una slovena? Nell’ultimo giorno dell’umanità, vedrò di stargli vicino.

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