Un alto ufficiale della polizia giudiziaria libica accusato dalla Corte penale internazionale di tortura è stato trattenuto tre giorni in carcere e poi rimpatriato. Secondo la Corte d’Appello ci sarebbe un vizio procedurale. L’attacco di Schlein: “Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo e ora ne rimanda uno in Libia”
È stato rimpatriato in Libia ieri sera il comandante Najeem Osema Elmasry Habish, alto ufficiale della polizia giudiziaria libica meglio noto come “generale Almasri”, arrestato domenica a Torino su mandato della Corte penale internazionale. Le accuse a suo carico riguardano crimini di guerra, inclusi episodi di tortura e maltrattamenti nei centri di detenzione che Almasri gestisce in Libia.
La scarcerazione è stata disposta della Corte d’Appello di Roma su richiesta della procura. Alla base ci sarebbe un vizio procedurale legato a una mancata interlocuzione con il ministro della Giustizia, che ieri pomeriggio ha fatto sapere con una nota di aver esaminato “il complesso carteggio”. Secondo quanto si legge nell’ordinanza della Corte, il procuratore generale ha chiesto il rilascio del libico perché ha rilevato “l’irritualità dell’arresto in quanto non preceduto dalle interlocuzioni con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte penale internazionale”. Il ministro Carlo Nordio è stato informato il 20 gennaio dalla stessa Corte d’Appello, si legge ancora nell’ordinanza, dopo che questa ha ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, “ma ad oggi – continua – non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito. Per l’effetto non ricorrono le condizioni per la convalida e, conseguentemente, per una richiesta volta all’applicazione della misura cautelare. Ne deriva la immediata scarcerazione del pervenuto”.
Najeem Osema Almasri Habish si trovava a Torino per vedere Juventus – Milan di sabato scorso. In Libia il comandante è direttore del carcere di Mitiga, vicino Tripoli, dove secondo la Corte penale internazionale diversi detenuti sarebbero stati sottoposti a torture e percosse e dove sarebbero stati trasferiti migranti impiegati ai lavori forzati. Con la Libia l’Italia ha forti rapporti di collaborazione, dal contenimento dei flussi migratori all’energia.
Sul caso sono intervenute le opposizioni, chiedendo chiarimenti al governo e accusandolo di aver ceduto alle pressioni diplomatiche della Libia. “Il governo chiarisca. Meloni venga in Aula”, è la richiesta in coro di tutti i partiti di minoranza in apertura di seduta dell’Aula della Camera.
“Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia – ha attaccato in una nota la segretaria del Pd Elly Schlein – e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia. Il governo chiarisca immediatamente perché Almasry è stato scarcerato e lasciato andare”.