Gli Stati Uniti erano i primi finanziatori ma, appena insediato, il nuovo presidente ha firmato l’ordine esecutivo per uscire dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Il secondo finanziatore è sempre americano: la fondazione di Bill e Melinda Gates
Appena insediato nello Studio Ovale, il presidente americano ha firmato l’ordine esecutivo per uscire dall’Organizzazione mondiale della Sanità, come durante il primo mandato. Infatti Trump aveva già deciso di ritirare gli Stati Uniti dall’Oms, ma Biden aveva poi annullato quella decisione. Nel 2022 da Washington arrivava tuttavia solo il 7,15 per cento dei finanziamenti all’ente. Terzi in classifica. Secondo i dati aggiornati a novembre, gli Stati Uniti erano poi tornati al primo posto, con il 14,53. Ma adesso spariranno di nuovo, e il secondo finanziatore a dare l’apporto più stabile sarà la Bill & Melinda Gates Foundation, con il 9,49 nel 2022 e il 13,67 a novembre. Mentre la Germania, prima nel 2022 con il 17,13 per cento del bilancio, è ora caduta al 3,29.
È un attore non statuale anche il contributore numero tre dell’Oms, destinato ora a diventare il numero due: quella GAVI Alliance – “ente di cooperazione mondiale tra soggetti pubblici e privati per assicurare l’immunizzazione per tutti” – che fu lanciata nel 2000 per risolvere il problema della sempre minor distribuzione di vaccini ai bambini nelle parti più povere del mondo, con il 10,49 per cento. Peraltro, fu con un impegno di 750 milioni della Bill & Melinda Gates che GAVI Alliance partì. Vengono poi, prima della Germania, la Commissione europea, con il 7,82 e la Banca Mondiale con il 4,02. E sotto la Germania, ma sopra il 2 per cento, troviamo pure il Canada (2,32); la Banca europea per gli Investimenti (2,27) e il Regno Unito (2,27). L’insieme di tutti gli altri investitori messi insieme arriva intorno al 2 per cento.
Dopo l’1,78 del Rotary International, quinto paese è l’India, con l’1,78. Prima del sesto, la Norvegia con l’1,2, vengono la Susan Thompson Buffett Foundation dell’altro magnate Warren Buffett (1,42); i Pandemic Influenza Preparedness Contributors di un programma per combattere l’influenza (1.32); Pre-Qualification Fees (1.3); Central Emergency Response Fund dell’Onu con (1,26). Stanno poi sopra all’1 per cento di contributi l’Arabia Saudita con l’1,19; un po’ a sorpresa il Pakistan, che con il suo 1,14 per cento è il primo paese “povero” della lista, ma anche un tradizionale destinatario e beneficiario delle politiche dell’Oms. L’1,12 per cento arriva poi dal Giappone; l’1,07 dalla Francia e l’1,04 dagli Emirati Arabi Uniti.
Sotto l’1 per cento e sopra allo 0,36 dell’Italia stanno Paesi Bassi (0,96); Corea del Sud (0,94); il Contingency Fund for Emergencies della stessa Oms (0.89); Svizzera (0.87); Unicef (0,82); il Multi-Partner Trust Fund Office dell’Onu (0.7); la Nigeria (0.61); l’iniziativa sanitaria globale Unitaid (0,54); Svezia (0,5); Grecia (0,43); la Bloomberg Family Foundation (0.42); lo United Nations Office for Project Services (0.41); la Turchia (0.4); lo Wellcome Trust fondato a Londra nel 1936 grazie all’eredità lasciata dal magnate americano dell’industria farmaceutica Sir Henry Wellcome con lo scopo di finanziare la ricerca per migliorare la salute umana e animale (0,39), la Somalia (0.38) e l’Australia (0,37). L’Italia, il cui contributo equivale a un insieme Miscellaneous Fees for International Nonproprietary Names, dà comunque più dello 0,35 per cento della Cina, da cui le polemiche di Trump su Pechino che influenza la Oms senza quasi contribuirvi (c’è da tenere conto poi che l’Italia partecipa anche attraverso la Commissione europea).
Ci sono poi Seychelles (0.33); lo Helmsley Charitable Trust creato nel 1999 dalla magnate delle costruzioni Leona Helmsley (0.32 per cento); L’Institut de France (0.3); Gates Philanthropy Partners (0.29); lo United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (Unocha, 0.29); Romania (0.28); un’altra categorie di contribuzioni miscellanee (0,27). Sullo 0,26 stanno Irlanda, Lussemburgo, la multinazionale farmaceutica francese Sanofi-Aventis e il Belgio. Allo 0,25 il Camerun; allo 0,24 la Guinea-Bissau; allo 0,23 lo United Nations Development Programme e la Who Foundation della stessa Oms; allo 0,21 lo United Nations EnvironmentProgramme, il britannico Children’s Investment Fund Foundation e il giapponese Kobe Group.
Cifre ancora più basse vengono da un totale di quasi altri 300 contributori. Possiamo ricordare la Guinea Equatoriale allo 0,19, la Danimarca allo 0,18, la Spagna e la Russia allo 0,17, la Fondazione della Lego allo 0,09, Ikea allo 0,008 e anche il nostro ministero degli Esteri, allo 0,07.