Il centro cattolico di Prodi, Ruffini, Delrio? Per gli esperti italiani “è una fantasia, indice di un rimpianto”. Più che balena bianca, un’amabile chimera. Le opinioni di Ghisleri, Gigliuto, Pregliasco e Noto
Il centro cattolico? Ma dove. La palingenesi della balena bianca? Macché. I sondaggisti italiani osservano l’irrequietezza centrista e s’interrogano: ma si può davvero, nel terzo millennio, sfoderare cotanto aggettivo? Tra vocazioni e battesimi in calo, tra Romano Prodi, Ernesto Maria Ruffini, incontri a Milano e Orvieto, esiste davvero in Italia un voto cattolico?
“La religione non influenza il consenso politico da moltissimi anni”, dice Antonio Noto, sociologo e direttore di Noto sondaggi. “L’aggettivo ‘cattolico’? In Italia ha ormai una valenza solo culturale, già ampiamente soddisfatta dai partiti di centrodestra e centrosinistra: una terza via non è appetibile”, dice Livio Gigliuto dell’Istituto Piepoli. “Un quarto degli elettori – aggiunge poi Lorenzo Pregliasco di YouTrend – si definisce cattolico, certo. È solo che ognuno è cattolico a modo suo, e a volte neppure pratica”. E infine, da Euromedia Research, arriva il parere di Alessandra Ghisleri, che al Foglio dice: “La religione, intesa come confessione cattolica, non è più al centro della società italiana nonostante il Vaticano. Oggi si rileva tutt’al più un anelito alla spiritualità: un interesse per l’induismo, per il buddismo, per il taoismo… Il cattolicesimo non interseca la dimensione politica. È un compagno intimo, un fatto personale, non pubblico”.
Ed ecco quindi che mentre il cosiddetto centro cattolico brancola come un fantasma – mentre fa capolino da Corrado Formigli sub specie Romano Prodi, e poi in giornata a Milano con Graziano Delrio e in serata a Orvieto con Paolo Gentiloni – ecco che i sondaggisti italiani osservano e parlano chiaro: il centro cattolico? Un fantasma, sì, ma che non fa più paura. E allora la domanda è: perché evocarlo? Perché riprovarci? Perché agitarsi in quella che sembra un’irrequietezza terminale? È questione di sentimento più che di ragione? È forse un agguato della nostalgia?
Per Lorenzo Pregliasco “chi oggi si definisce cattolico vota a destra o a sinistra a seconda delle sfumature e della sensibilità sui temi, secondo una logica bipolare”, sicché “puntare al centro – sostiene il direttore di YouTrend – è indice di un rimpianto. Può far presa sulle fasce anagrafiche anziane, nostalgiche della Prima Repubblica”, ma per il resto non è promettente. Anche secondo Antonio Noto “le aree politiche nascono in relazione ai sistemi elettorali, che da noi privilegiano una logica bipolare. Motivo per il quale il sentimento cattolico sfocia a destra o a sinistra”, e rende ininfluente la terza via. Senza considerare – fa ancora eco Pregliasco – “che non ci sono più cinghie di trasmissione, ossia corpi intermedi cattolici”.
La “società secolarizzata”, quindi, è il mantra che ritorna in queste conversazioni del Foglio con gli oracoli elettorali. Esperti che convergono tutti su un punto. Finanche banale. E cioè sul fatto che è cambiato il mondo. Che son cambiati gli stili di vita. O che, come scrive lo storico francese Emmanuel Todd, si è a cavallo, oggi, tra un cristianesimo “stadio zombi” e un cristianesimo “stadio zero”.
Comunque, “il cattolicesimo – spiega Ghisleri – non è più una categoria politica forte né una categoria sociale o antropologica. L’unico propulsore, l’unico vero ‘influencer’ per una forza centrista potrebbe essere il Papa”. Il quale, sostiene invece Antonio Noto, “sappiamo essere apprezzato a sinistra benché i cattolici, oggi, siano leggermente spostati a destra… Anche se, alla fine, si comportano come tutti”. Cioè? Come si comportano? “Una volta votano a destra, una volta a sinistra. E poi, proprio come tutti, spesso disertano messa. Si dicono cattolici ma non vanno in chiesa”. Una volta a destra, una volta a sinistra, e al centro niente. “Al centro niente perché ‘centro’ vuol dire niente. Il centro è doppiamente svantaggiato in Italia visto che tutti si dichiarano moderati”. E a tal proposito, Livio Giugliuto ribadisce: “cattolico, nella percezione comune, è un sinonimo di ‘moderato’. Indica un insieme di valori culturali sempre più sganciati dalla dimensione fideistica e religiosa”. Ragion per cui più che centro, e più che balena bianca, appare oggi un’amabile chimera.