I video della liberazione di tre ostaggi israeliani

Romi Gonen (23 anni), Emily Damari (27) e Doron Steinbrecher (31) sono state consegnate dalla Croce Rossa all’Idf, dopo 471 giorni di prigionia a Gaza. Netanyahu: “Tutto Israele le abbraccia”. Tajani: “Adesso pace con tutti gli stati arabi. L’Europa aiuti a stabilizzare”. Aiuti umanitari nella Striscia

A Tel Aviv, ieri, migliaia di persone sono esplose in un fragoroso applauso liberatorio nella cosiddetta “Piazza degli ostaggi” quando Romi, Emily e Doron sono state consegnate dalla Croce Rossa all’Idf, dopo 471 giorni di prigionia a Gaza, nelle mani di Hamas. È il culmine della giornata della storica tregua tra Israele e Hama: alle 11.15, con tre ore di ritardo, il rombo dei caccia è scomparso dai cieli dell’enclave e il cessate il fuoco è cominciato. Nei video rilasciati dall’Idf si vede il momento nel quale le tre giovani donne liberate ieri sono state scortate a bordo di un veicolo del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) che le aveva prelevate da Gaza e poi trasportate oltre confine, così come il momento in cui il convoglio con a bordo gli ostaggi liberati entra in territorio israeliano.

Romi Gonen, 23 anni, è stata rapita il 7 ottobre mentre cercava di sfuggire all’assalto di Hamas al festival Supernova. Emily Damari, 27 anni, con doppia cittadinanza britannico-israeliana, è stata presa in ostaggio durante l’attacco al kibbutz di Kfar Aza. Durante il rapimento, ha perso due dita della mano. Dallo stesso kibbutz è stata rapita anche Doron Steinbrecher, 31 anni, infermiera veterinaria.

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha voluto rendere pubblico il momento in cui il coordinatore governativo dei rapiti Gal Hirsh, dal centro operativo che ha seguito da remoto la complessa operazione di rilascio, gli ha passato l’informazione cruciale. “Voglio informarti che le nostre rapite sono state trasferite nelle mani dell’esercito”, ha detto Hirsh al premier. “Gal, dì a Romi, Doron e Emily che tutta la nazione le abbraccia”, ha risposto Netanyahu. “Hanno passato un inferno. Stanno uscendo dalle tenebre verso la luce”.

Hamas ha annunciato il rilascio di altri quattro prigionieri israeliani previsto per sabato 25 gennaio, ma la lista completa degli ostaggi da liberare è ancora in attesa. A 24 ore dal cessate il fuoco, il ministro degli Esteri Antonio Tajani oggi volerà in Israele per poi fare tappa in Palestina. Incontrerà il suo omologo Gideon Sa’ar, il presidente israeliano Isaac Herzog, e si confronterà con il primo ministro e ministro degli Esteri palestinese, Mohammed Mustafa, per “incoraggiarli e sostenerli, perché oggi la tregua è ancora fragile”, dice in un’intervista alla Stampa. E in questa fragilità emerge il timore che “i nemici della pace, contrari a una stabilizzazione, compiano delle provocazioni, e che Hamas rompa l’accordo”, ragiona Tajani, così come si guarda con apprensione, dall’altra parte, alle possibili reazioni muscolari di Israele, “sempre pronto a difendere il proprio territorio”. Ma c’è anche spazio per la speranza: “Siamo all’alba di una possibile pace che potrebbe coinvolgere l’intera regione”. L’Italia, dice Tajani, è “pronta a partecipare con un contingente” a una “missione di interposizione promossa da un ente internazionale come l’Onu. Purché sia a guida araba”. E aggiunge che “serve una presenza europea in medio oriente. E in Palestina l’Europa potrà avere un ruolo, se c’è un accordo gradito a entrambe le parti”.

Altri video diffusi dal governo egiziano mostrano invece le lunghe file di camion con aiuti umanitari in entrata verso la Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah, facendosi largo fra i cronisti e suonando i clacson per festeggiare. Già 100 mezzi sono passati dal valico con l’Egitto dopo l’avvio del cessate il fuoco: un passo importante per il sostegno alla popolazione locale.

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