Cecilia Sala racconta i suoi 21 giorni nel carcere di Evin

“Quando la fessura della porta blindata della cella è chiusa non senti nulla, sei completamente isolato da ogni punto di vista. Quando è aperta senti i rumori delle altre detenute. C’era una ragazza che prendeva la rincorsa, per quanto possibile in una cella molto piccola, per sbattere la testa il più forte possibile contro la porta blindata. I rumori che arrivavano dal corridoio erano spesso strazianti, spesso pianto, spesso vomito, a volte tentativi di farsi del male”. Lo ha raccontato Cecilia Sala intervistata da Fabio Fazio, ieri sera a Che tempo che fa. La giornalista del Foglio e di Chora media ha ripercorso i suoi 21 giorni nel carcere di Evin, dove è stata trattenuta dopo essere stata arrestata illegalmente mentre era in Iran a svolgere il suo lavoro.

“L’isolamento è una condizione in cui si trovano ancora tantissime iraniane che non hanno la forza che ho io di avere un paese alle spalle che si muove per te e ti protegge. Sono ancora in queste condizioni e credo che la telefonata che ha fatto capire alla mia famiglia come stessi è stata quella in cui ho detto a Daniele (Daniele Raineri, il collega e compagno di Cecilia, ndr) che avevo paura per la mia testa, che avevo paura di perdere il controllo dei miei nervi. Ci sono tantissime donne iraniane che sono ancora in questa condizione e incredibilmente tengono il controllo dei nervi”.

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