Il grande assurdo del tornaconto personale di Netanyahu

Che le sue mani opportuniste grondino del sangue degli scudi umani di Hamas e degli ostaggi di Hamas fatti morire nei tunnel è un falso madornale. Il premier israeliano non fa ciò che fa per restare al potere, ma (come tutti i veri leader di tutti i tempi) cerca di restare al potere per fare quello che fa

Questa idea che Netanyahu faccia quello che fa per tornaconto personale, per restare al potere, è diventata un incubo culturale, una specie di bizzarro refuso della mente da cui sono affetti così tanti nel mondo da far dubitare che esista ancora una comprensione elementare della politica e della storia, e del loro funzionamento. Incubo, perché il teorema è elementare, primitivo, sghembo. Non passerebbe un esame qualsiasi di logica matematica, fallisce nell’enunciato, nella dimostrazione, nell’ipotesi e nella tesi, e palesemente non raggiunge la condizione sufficiente né la condizione necessaria per il verificarsi di quanto predica. Insomma,è una sciocchezza spesso in bocca o nella penna di persone normalmente intelligenti, informate, anche colte, che si fanno trasportare vuoi dalla passione vuoi dalla faziosità vuoi dall’antipatia e lasciano che le loro parole strabordino nell’irrealtà. La conseguenza è il formarsi di un senso comune dell’assurdo che smentisce il buon senso, semplicemente. Infatti non è necessario un manuale di politologia, ma solo il buon senso, per smontare il carattere zoppicante, anzi monco, del teorema perverso che popola l’opinione corrente.

Procediamo con un minimo di ordine. Dunque. Netanyahu forma l’unica maggioranza possibile dopo quattro elezioni consecutive associando al suo Likud due piccoli partiti estremisti di estrema destra nazionalista, con risvolti anche peggiori del semplice nazionalismo. Non lo fa per esercitare la funzione di governo di un leader nazionale di Israele che ha la maggioranza relativa e deve comporre una maggioranza parlamentare assoluta, no, lo fa per tornaconto personale.

Netanyahu risponde al pogrom del 7 ottobre con una guerra per distruggere i nemici nichilisti e terroristi di Hamas, e lo fa nell’unico modo possibile, andando a snidarli nella loro fortezza che ha per scudo i civili. Lo fa per tornaconto personale.

Per oltre un anno deve prendere decisioni tremende, tragiche, l’essenza della politica in tempo di guerra, e di guerra esistenziale, deve fronteggiare cinque fronti aperti da una nazione fantizzata e islamista, l’Iran, che è in fase prenucleare, la sua compagine guida il suo paese e il suo esercito su tutti questi confini del terrore. Tornaconto personale.

Resiste alle pressioni di veri e infidi alleati, ai tiepidi, agli ignavi, ai mandati di cattura, all’isolamento internazionale della causa israeliana nel tripudio delle anime belle umanitarie e pacifiste, all’ondata antisionista e antisemita, adotta lo schema di una breve tregua e negozia un primo scambio tra detenuti palestinesi e ostaggi israeliani ma rifiuta di lasciare incompiuto il disegno di indebolire gli ayatollah, di colpire il loro committente libanese che ha spopolato il nord di Israele a forza di razzi, la sua tenacia provoca il crollo di Assad e della pista siriana delle armi sciite, va a Rafah e i soldati di Tsahal uccidono il perpetratore in capo del pogrom, poi negozia un cessate il fuoco provvisorio e un nuovo scambio quando le condizioni militari e politiche sono giudicate mature. Cerca di ipotecare un futuro del Medio Oriente in cui la questione palestinese sia inscritta in un quadro di reciproco riconoscimento fra stati, gli accordi di Abramo come prosecuzione e allargamento della logica unica di pace che finora ha prevalso, quella degli accordi di Camp David fra Begin e Sadat, in funzione antiraniana e antinucleare e aspettando che i palestinesi si diano una classe dirigente che non sia corruzione o terrorismo e oscurantismo. Tornaconto personale. Ma vi rendete conto?

Capisco che la figura di Netanyahu non piaccia. Capisco che si pensi a leader meno decisionisti e meno spregiudicati di lui, come Ganz o Bennett. Capisco che il ritratto di Israele per molti risulti sfigurato dai partiti che spingono per ulteriori colonizzazioni e annessioni sotto un manto biblicista. Ma che un leader politico faccia ciò che ha fatto Netanyahu per tornaconto personale, e che le sue mani opportuniste grondino del sangue degli scudi umani di Hamas e degli ostaggi di Hamas fatti morire nei tunnel e nelle comuni abitazioni-carcere di Gaza, questo è semplicemente falso, è madornale, una torsione della mente politica e storica sesquipedale, enorme. Ovvio che il premier israeliano non fa ciò che fa per restare al potere, ma (come tutti i veri leader di tutti i tempi) cerca di restare al potere per fare quello che fa.

  • Giuliano Ferrara
    Fondatore
  • “Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.

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