È soltanto l’inizio di un percorso lungo che ha a che fare con il futuro del medio oriente. Hamas riemerge con le uniformi abbandonate per 15 mesi e mostra Romi, Doron e Emily come trofei, proprio come aveva fatto il 7 ottobre
Romi Gonen, Doron Steinbrecher, Emily Damari sono uscite dalla prigionia del 7 ottobre con addosso i segni di quell’ultimo giorno che avevano trascorso nel loro paese: Doron e Emily con i vestiti da casa che indossavano quel sabato mattina al risveglio prima dell’invasione dei terroristi di Hamas; Romi con quelli della festa che aveva addosso al Supernova festival quando le sirene hanno interrotto la musica e lei, con altri, ha tentato una fuga che ha condotto più di trecento alla morte e lei alla prigionia durata quattrocentosettanta giorni. Romi era stata portata nella Striscia ferita, un ostaggio tornato durante la prima tregua nel novembre del 2023 aveva raccontato di averla vista viva ma non riusciva a muovere la mano perché la ferita non era mai stata curata.
La tregua sarebbe dovuta iniziare alle otto del mattino, ma Hamas non aveva consegnato, secondo gli accordi, i nomi delle prime tre donne da liberare. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva dato ordine a Tsahal di continuare a combattere. I nomi sono arrivati nella mattina, con loro però non è arrivata la rassicurazione che Romi Gonen, Doron Steinbrecher, Emily Damari fossero vive. Soltanto quando sono scese dal van bianco a bordo del quale sono state portate dai terroristi di Hamas al punto di incontro di Piazza Saraya a Gaza City, sono apparse in vita per la prima volta. La piazza era piena di palestinesi, la guerra sembrava cancellata, le tre donne sono state portate dal camioncino dei terroristi alle macchine della Croce Rossa. Lo spettacolo della loro consegna è stato organizzato da Hamas, che proprio come le aveva condotte nella Striscia le ha restituite, trasformando in uno spettacolo la loro liberazione come aveva fatto per la loro cattura. Fino a ieri Hamas era rimasto nascosto, senza segni di riconoscimento, i miliziani hanno combattuto senza insegne, nascondendosi tra la popolazione. Ieri invece hanno esibito le divise, i giubbotti antiproiettile, i passamontagna e le fasce verdi con il simbolo delle brigate al Qassam legate alla fronte: da quindici mesi, l’affiliazione a Hamas non era mai stata tanto chiara, era stata camuffata in una guerra in cui il mescolarsi tra i civili era una delle armi da usare contro il nemico.
Romi, Doron e Emily sono state prime consegnate alla Croce Rossa, che le ha condotte nelle mani di Tsahal lungo la strada da cui i soldati si erano ritirati, secondo l’accordo, poco prima. Avevo portato via i loro mezzi con calma e sapendo che i veicoli con gli ostaggi a bordo avrebbero percorso la stessa strada, avevano lasciato un cartello con su scritto: “E’ bello vedervi tornare”. Non si sa se tre donne che hanno conosciuto quindici mesi di prigionia, di abusi, di vuoto informativo avranno avuto la forza o la voglia di guardare fuori dal finestrino mentre facevano a ritroso il percorso con cui erano state condotte a Gaza, chilometro dopo chilometro nella mattina del 7 ottobre che stava iniziando a cambiare il medio oriente: il loro paese era sotto sopra, loro erano state inglobate nella rete di tunnel di una guerra preparata in anni. Il ritorno è in un Israele completamente cambiato.
Il presidente americano Joe Biden ha tenuto un discorso nei minuti in cui Emily, Romi e Doron rientravano nel territorio israeliano. Biden ha riservato a questo momento le sue ultime parole da presidente, per chiudere un accordo su cui ha lavorato mesi, superando i contrasti con la leadership israeliana: ieri ha promesso che Hamas non governerà mai più a Gaza. I miliziani riemersi dai tunnel con le loro uniformi, sugli stessi pick up bianchi con cui avevano invaso i kibbutz nel sud di Israele, circondati da palestinesi in festa, hanno invece voluto dire che la Striscia è loro: il ritorno alla luce è stato un volgere il nastro all’indietro, propaganda preparata per convincere i palestinesi di non aver perso dopo mesi di morte e distruzione e gli israeliani di non aver cambiato nulla. Israele non ha festeggiato, la Piazza degli Ostaggi di Tel Aviv ha atteso il ritorno delle tre donne, ma nella calca tra i volti dei prigionieri impressi nei poster, l’unico sentimento a cui le persone si sentivano autorizzate era il sollievo per tre dei novantotto ancora nella Striscia che tornavano a casa. Israele è consapevole del prezzo pagato e che deve ancora pagare: ieri novanta detenuti palestinesi sono stati scarcerati dalle prigioni israeliane, se Hamas restituirà tutti gli ostaggi, i palestinesi che torneranno in libertà saranno più di 1.650.