Gli studi antropologici sembrano suggerire che nelle culture tradizionali prive di conoscenze aritmetiche formali non vi sia alcun ordinamento preferenziale. Dalle popolazioni indigene senza artimetica formale, agli italiani adulti e bambini di età prescolare, una nuova ricerca sembra dimostrare una linea mentale dei numeri
Un’ équipe internazionale di ricercatori ha recentemente pubblicato su Nature Communications un lavoro sulla naturale percezione dei numeri. Il leader del gruppo, il neuro-cognitivista Giorgio Vallortigara (Università di Trento) ci spiega: “Dai tempi di Galton (il cugino di Darwin) sappiamo che le persone spontaneamente immaginano i numeri come se fossero collocati lungo una linea orientata: numeri piccoli a sinistra e numeri grandi a destra. La spiegazione tradizionale è che questo dipenda da fattori culturali, come le abitudini di scrittura e lettura: infatti la direzione può modificarsi in culture diverse. Qualche anno fa, però, si è scoperto che anche i neonati e gli animali non umani fanno lo stesso. Gli studi antropologici, tuttavia, sembrano suggerire che nelle culture tradizionali prive di conoscenze aritmetiche formali non vi sia alcun ordinamento preferenziale della linea dei numeri”.
Si chiede dunque Vallortigara: “Qual è l’origine di questa linea mentale? Culturale o biologica? Per capirlo gli autori di questo lavoro hanno studiato gli Himba della Namibia, una popolazione indigena che possiede solo una cultura orale e non ha sviluppato alcuna aritmetica formale, e l’hanno confrontata con italiani adulti e bambini di età prescolare. Somministrando un compito di tipo esplicito, in cui i soggetti dovevano disporre in ordine dei gettoni con disegnato sopra un numero differente di dischetti, solo gli italiani adulti mostravano un ordinamento della linea mentale del numero, mentre gli Himba e i bambini italiani di età prescolare ordinavano a caso”, prosegue lo studioso. “Quando però hanno impiegato un compito di tipo implicito (risposte a variazioni di numerosità collocate a destra o a sinistra) tutti e tre i gruppi, gli Himba, gli italiani adulti e bambini si comportavano nello stesso modo, rispondendo più velocemente se i numeri piccoli erano collocati a sinistra. Questo sembra dimostrare che l’ordinamento della linea mentale dei numeri, seppure malleabile dalla cultura, ha un fondamento di tipo biologico”.
Questi interessanti risultati ben si armonizzano con precedenti ricerche su uno specifico difetto neurologico chiamato “discalculia”, cioè difficoltà a giudicare presto e bene quando un numero è più grande o più piccolo rispetto a un numero di riferimento. Il numero di riferimento usato è frequentemente il 64. I soggetti discalculici hanno difficoltà a decidere se, per esempio, il 73 è più grande o più piccolo di 64. All’opposto, si proietta il numero 32. Ebbene, se il pulsante per i numeri più piccoli è a sinistra, mentre quello per i numeri più grandi è a destra, il compito è piuttosto agevole (seppure con incertezze e tempi più o meno lunghi). Ma, quando il verso si inverte (bottone a destra per i numeri più piccoli e a sinistra per i numeri più grandi), la situazione si complica molto. Anche i soggetti non discalculici mostrano di subire questo effetto. Lo studio appena pubblicato arricchisce le nostre conoscenze della relazione tra spazio e numeri.