C’è qualcosa di peggio di: boh, vediamo? Sì, ma intanto pensa bene a quello che fai e diventa una persona che ha il controllo della propria esistenza, anche se il libero arbitrio porta ad inciampare
Il mio buon proposito per il 2025 è quello di ogni anno nuovo, che ogni anno fallisce. Diventare una persona che ha il controllo dell’esistenza, almeno per quel che è possibile. Non voglio certo sapere che cosa c’è dopo la morte, non voglio scoprire dai tarocchi che cadrò in un tombino tra due settimane, non voglio leggere l’oroscopo a meno che sia bellissimo e dica che questo è il mio anno, proprio mio, solo mio e di nessun altro, mi affido alla fortuna e agli amuleti, braccialetti da cui non mi separo, riti che non posso rivelare, e però lo so che è sempre il libero arbitrio a fregarmi, a farmi inciampare. Quindi nei miei buoni propositi c’è una preghiera al libero arbitrio: diventa più responsabile, più organizzato, diventa adulto.
Secondo mia figlia, invece, ho il problema contrario: sono iper attiva, controllante, insopportabile, piena di proposte, soluzioni, fallimenti, rilanci, delusioni, le faccio venire il mal di testa soprattutto quando mi sente parlare di lavoro al telefono (dice che urlo e rido troppo) e insomma devo darmi una calmata. Credo sia una questione generazionale molto più seria di quel che posso ora dire qui, ma il risultato è sempre: scontentezza. Di qua e di là, io che voglio andare al cinema e lei che vuole guardare il film sul computer, io che voglio programmare almeno un sabato pomeriggio e lei che dice: boh, vediamo. Boh, vediamo. In questo decennio ho imparato a mie spese che “vediamo” è una cosa molto brutta nella vita e nel lavoro, è quasi come “ora cerco di capire” (più subdolo), non significa niente, anzi significa: certo che no, ma non mi va di dirtelo adesso. Significa: no, ma dovrai richiedermelo per saperlo, perché io comunque non ti risponderò spontaneamente, quindi la cosa migliore è che lasci subito perdere. Quello che ti conviene fare, se hai un po’ di senso pratico, un po’ di autostima, un po’ di libero arbitrio, è sentirti umiliata subito e farla finita, così almeno non dovrai subire l’umiliazione di sentirti umiliata due volte.
L’ho imparato, ma ci ricasco sempre, mi aggrappo a quell’inutile vediamo come a un’apertura, a una possibilità, e non mi sono ancora abituata al male che fa la porta sbattuta in faccia. boh,vediamo. Ogni anno mi riprometto di farlo fuori dalla mia vita, ma in queste due settimane di gennaio ne ho accolti già diciotto, con relative porte in faccia. In fondo che importa, mi dico, se coltivo per bene il mio libero arbitrio? Potete anche ricoprirmi di “vediamo”, ma io nel frattempo avrò tutto sotto controllo, tutto fatto, tutto giusto. Me lo ripeto mentre esco per andare in stazione, con l’anticipo giusto per non impazzire, con la valigia giusta per non morire di freddo, con il lavoro da fare giusto per quelle ore di treno. Ecco, faccio alzare il tizio che si è seduto al mio posto con un sorriso, senza fargli pesare la sua grave disorganizzazione, mi siedo, sistemo le cose, tiro fuori il computer dalla custodia, penso che mi merito una custodia nuova e perfino un computer, guarda com’è ridotto, lo metto sul tavolino, lo apro, lo accendo, lo guardo. Che cos’è questo salvaschermo di South Park? Perché c’è scritto: Giulio? Che cosa sta succedendo? Ho preso il computer di mio figlio al posto del mio, non posso lavorare, starò via tre giorni con un portatile di South Park di cui non conosco la password. Giulio, ti prego, ho fatto un casino, dimmi la password, è un’emergenza. Giulio dice che sono un’irresponsabile, ma alla fine si commuove (è pur sempre mio figlio) e mi dà la password: bo’vediamo.