Alcol e guida: come calcolare il tasso alcolemico e i fattori che influenzano l’assorbimento

Calcolare l’alcolemia non è semplice: sesso, peso, cibo e genetica giocano un ruolo determinante. Per una guida sicura è essenziale conoscere i fattori che influenzano l’assorbimento dell’alcool nel corpo

L’inasprimento delle pene per chi supera le soglie alcolemiche al volante ha portato molti amici e conoscenti a rivolgermi domande su come regolarsi quando, per esempio, sono a cena al ristorante.




In genere, non esiste una risposta univoca, perché l’alcolemia di una persona dipende da moltissimi fattori. Possiamo, in prima approssimazione, assumere che la persona sia proprio una “persona media”, cioè con le caratteristiche della media della popolazione, e che quindi tutti questi fattori variabili esercitino un’azione pari alla loro azione media. In queste condizioni, possiamo utilizzare qualche semplice calcolo per capire come stimare il valore di alcolemia che raggiungeremo dopo aver bevuto. Supponiamo che un uomo di 70 kg beva una birra media da 400 ml con una gradazione alcolica del 6%. Per calcolare i grammi di alcool ingeriti, si moltiplica il volume della birra per la gradazione alcolica: 400 ml × 0,06 = 24 ml di alcool puro. Convertendo questo valore in grammi, si moltiplica per la densità dell’alcool (0,79 g/ml), ottenendo 24 ml × 0,79 = 18,96 grammi di alcool. Adesso facciamo entrare in gioco le assunzioni di un metabolismo medio e di caratteristiche medie di tutti i fattori variabili cui si accennava in apertura. Applichiamo cioè la formula di Widmark, secondo la quale la concentrazione di alcool nel sangue si calcola dividendo i grammi di alcool ingeriti per il peso corporeo moltiplicato per il coefficiente di diffusione (0,7 per gli uomini, 0,6 per le donne): 18,96 / (70 × 0,7) = 0,386 grammi per litro. Questo valore è ancora sotto il limite legale di 0,5 grammi per litro. Tuttavia, il consumo di una seconda birra nelle stesse condizioni porterebbe la concentrazione a circa 0,77 grammi per litro, superando la soglia consentita e avvicinandoci pericolosamente alla più grave soglia di 0,8. Possiamo dunque cavarcela con una calcolatrice tascabile?

Purtroppo, le cose non sono così semplici, perché quasi certamente la nostra assunzione di partenza – quella di essere proprio una persona “media”, cioè con le caratteristiche medie della popolazione – è erronea. Diversi fattori variabili ci porteranno a sostanziali differenze dal calcolo di massima appena fatto; vale la pena quindi di esaminarli, perché comprendere come questi fattori agiscono è fondamentale per adottare comportamenti più responsabili e ridurre i rischi legati al consumo di alcool. Un primo elemento determinante è il sesso biologico. Le donne, a parità di quantità di alcool ingerito, tendono ad avere una concentrazione di alcool nel sangue più alta rispetto agli uomini. Questo accade perché le donne hanno generalmente una percentuale di acqua corporea inferiore e un’attività enzimatica diversa, che riduce la capacità di metabolizzare l’alcool. Questo significa che, a parità di bevande consumate, le donne possono sentirne gli effetti più rapidamente e in modo più intenso.

Anche ciò che si mangia prima di bere gioca un ruolo cruciale. Consumare un pasto abbondante, in particolare ricco di grassi, può rallentare l’assorbimento dell’alcool, riducendo così la concentrazione di alcool nel sangue. Questo avviene perché il cibo rallenta lo svuotamento dello stomaco e stimola il cosiddetto metabolismo di primo passaggio, ovvero quel processo per cui una parte dell’alcool ingerito viene già metabolizzata nello stomaco e nel fegato prima di raggiungere il sangue. Di conseguenza, bere a stomaco vuoto porta a un aumento più rapido e marcato della concentrazione di alcool nel sangue.

Un altro aspetto importante è la tipologia di bevanda alcolica consumata. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le bevande alcoliche più concentrate, come i superalcolici, non sempre portano a una concentrazione di alcool nel sangue più alta rispetto a bevande più leggere. Questo perché le bevande molto alcoliche possono rallentare lo svuotamento dello stomaco e favorire il metabolismo di primo passaggio, limitando la quantità di alcool che arriva effettivamente nel sangue.

Anche il peso corporeo ha la sua influenza. Le persone con una massa corporea maggiore e una percentuale più alta di acqua nel corpo tendono ad avere concentrazioni di alcool nel sangue più basse rispetto a chi ha una corporatura più esile. L’alcool, infatti, si distribuisce principalmente nei liquidi corporei; quindi, una maggiore quantità di acqua aiuta a diluirlo.

Fare attività fisica subito dopo aver bevuto può rallentare l’assorbimento dell’alcool. L’esercizio fisico riduce il flusso di sangue verso lo stomaco e l’intestino, ritardando il passaggio dell’alcool nel sangue e quindi l’insorgenza degli effetti.

Un fattore spesso trascurato è legato ai ritmi biologici. Studi recenti hanno dimostrato che il metabolismo dell’alcool varia durante la giornata. Bere alcolici al mattino può portare a concentrazioni più alte di alcool nel sangue rispetto a quando si beve la sera. Questo perché il corpo, nelle prime ore del giorno, è meno efficiente nel metabolizzare l’alcool.

Infine, i fattori genetici giocano un ruolo fondamentale nel determinare la velocità con cui il corpo smaltisce l’alcool. Le variazioni genetiche influiscono in modo significativo sull’attività degli enzimi responsabili del metabolismo dell’alcool. In particolare, due enzimi sono fondamentali in questo processo: l’alcool deidrogenasi (ADH) e l’aldeide deidrogenasi (ALDH). L’alcool deidrogenasi è responsabile della trasformazione dell’alcool etilico in acetaldeide, una sostanza tossica. Successivamente, l’aldeide deidrogenasi converte l’acetaldeide in acetato, una molecola meno dannosa che viene poi smaltita dal corpo. Alcune varianti genetiche dei geni che codificano questi enzimi possono rendere questo processo più lento o più veloce. Ad esempio, una mutazione molto comune nei geni ADH1B e ALDH2, soprattutto nelle popolazioni dell’Asia orientale, riduce l’attività dell’aldeide deidrogenasi. Questo porta a un accumulo di acetaldeide nel sangue, causando arrossamenti del viso, nausea e tachicardia anche dopo piccole quantità di alcool. Questa reazione sgradevole agisce come deterrente naturale al consumo di alcool. Al contrario, varianti genetiche che aumentano l’attività dell’alcool deidrogenasi possono accelerare la conversione dell’alcool in acetaldeide, ma se la successiva trasformazione in acetato non è altrettanto rapida, si può verificare un accumulo di sostanze tossiche.

Premesso che bere fa sempre e comunque correre rischi per la salute, la conoscenza dei fattori elencati e dei dati generali che abbiamo acquisito dalla ricerca dovrebbe essere utile a tutti per diminuire almeno il rischio che potremmo far correre ad altri, una volta al volante; essere responsabili significa infatti non solo limitare i rischi per la salute nostra, ma anche quelli per l’incolumità altrui, regolandoci in modo da stare ben al di sotto delle soglie alcolemiche pericolose.

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