Il governo georgiano aumenta le botte e gli arresti contro gli oppositori: vuole scatenare una rivolta per poter dire che è in corso un colpo di stato finanziato dall’occidente. La forza pacifica della protesta
Ieri, nel quarantanovesimo giorno di protesta contro il governo, i georgiani hanno organizzato uno sciopero di tre ore, nel pomeriggio. Sono usciti dagli uffici, dai negozi, dalle università, dai ristoranti, e si sono riversati nelle strade, ripetendo le loro due richieste: liberare tutti i manifestanti che sono stati ingiustamente arrestati e nuove elezioni. Salomé Zourabichvili, che è ancora definita “presidente” pure se ha lasciato il palazzo presidenziale all’ex calciatore Mikheil Kavelashvili nominato dal partito al potere, Sogno georgiano, si è unita allo sciopero e ha detto: “Il popolo georgiano ha esperienza nel combattere i regimi, e usa tutti gli strumenti che hanno a disposizione”.
La sera precedente, una quarantina di emittenti televisive avevano sospeso le trasmissioni dalle 17 alle 20 in solidarietà a Mzia Amaghlobeli, una delle giornaliste più famose della Georgia, che ha fondato due media indipendenti: è comparsa davanti a un giudice che ha confermato il suo arresto. Come prevedibile, le tv di stato non hanno partecipato alla protesta, ma un conduttore, Vasil Ivanon-Chikovani, ha mostrato la sua solidarietà durante il notiziario della sera, ripetendo a ogni servizio lanciato: “Solidarietà e libertà per Mzia Amaghlobeli” e ricordando che nessun poliziotto, e tanto meno nessun “uomo in nero”, i titushki che terrorizzano i manifestanti (lo hanno fatto anche ieri durante lo sciopero), ha dovuto rispondere della violenza usata contro le proteste. La repressione è aumentata, sono stati picchiati degli oppositori, gli arresti continuano: il governo vuole scatenare una rivolta da parte dei manifestanti per poter così dire che è in corso un colpo di stato finanziato dall’occidente. I georgiani restano pacifici, e indefessi.