Lo strappo dei socialisti francesi

Il Ps rompe con la sinistra radicale di Mélenchon e non vota la sfiducia al governo Bayrou, mostrandosi capace di realizzare compromessi (pur rimanendo all’opposizione)

Per ora, nessuna censura. Dopo ventiquattro ore di tentennamenti, il Partito socialista (Ps), ieri, ha deciso di non votare la mozione di sfiducia contro il governo di François Bayrou presentata dalla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, il partito della sinistra radicale, e appoggiata dagli ecologisti e dai comunisti. A convincere i socialisti a non seguire i compagni di coalizione del Nuovo fronte popolare (Nfp) è stata una lettera inviata ieri in extremis da Bayrou, dove quest’ultimo ha fatto una serie di concessioni: dalla rinegoziazione della riforma delle pensioni attraverso un conclave con i partner socialisti alla rinuncia al taglio di 4 mila posti di lavoro nella scuola pubblica, dall’impegno a non sospendere i rimborsi medici al mantenimento di un progetto di tassazione dei redditi più alti. “Abbiamo mantenuto il dubbio sulla nostra posizione fino all’ultimo per ottenere il maggior numero di concessioni da Matignon”, ha detto al Figaro un membro del Ps. I voti a favore del patto di non-censura sono stati 53 su un totale di 66 deputati socialisti.

Con questa scelta, il Ps rivendica dunque la sua rottura con i melenchonisti, mostrandosi capace di realizzare compromessi. Olivier Faure, primo segretario del Ps, ha dichiarato durante il suo intervento all’Assemblea nazionale che il suo partito resterà “all’opposizione”, ma ha preferito il “dialogo” alla “politica del peggio”: un attacco diretto agli Insoumis. Mélenchon ha scritto su X che “il Ps divide Nfp”. “E’ incomprensibile che un movimento eletto con Nfp, il Ps, permetta al macronismo di sopravvivere”, ha aggiunto il melenchonista Éric Coquerel. La mozione di censura di Lfi, ieri, ha raccolto 131 voti, meno della metà della maggioranza, 288. Lo strappo dei socialisti potrebbe aprire una nuova stagione per la gauche e rappresenta una prima vittoria del governo di interesse generale ricercato dal presidente Macron.

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