Il presidente del Senato ha visto la serie Sky sul Duce con Marinelli. “La penso come Travaglio – dice al Foglio – è una serie grottesca e caricaturale”
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non l’ha vista, ha detto. Non ha avuto tempo. E il presidente del Senato Ignazio La Russa? L’avrà vista oppure no la serie tivù dell’anno di cui oggi vanno in onda altri due episodi su Sky? “M. Il figlio del secolo” è la serie di cui tutti parlano. Quella di cui tutti scrivono. La serie tivù su Benito Mussolini che ci prende la testa e ci sollecita – italiani e perciò fatui come siamo – assai più di riforme, guerre, premierati. Assai più d’ogni tormentata questione estera o interna persino in conferenza stampa d’inizio anno con Giorgia Meloni (che per l’occasione qualcuno ha soprannominato, appunto, “M. La figlia del secolo”).
Ma torniamo adesso a Ignazio La Russa. Presidente, lei l’ha vista oppure no la serie su Mussolini diretta da Joe Wright? Ha trovato il tempo? Le è piaciuta? “L’ho vista”, dice al Foglio Ignazio La Russa. E…? Non vuole dire se le è piaciuta? “Diciamo che nel confronto ho rivalutato il libro di Antonio Scurati”. Addirittura.
Un gran lavoro in confronto, secondo lei, ma ovviamente c’è chi dissente. La critica del Foglio Mariarosa Mancuso sostiene sia invece un raro caso di cinema superiore al libro… “No, per niente – insiste La Russa – Meglio il libro”. Ma presidente, davvero ha letto e preferito il romanzo? Sono 850 pagine! Non si riesce a tenere in mano. “Se non altro Antonio Scurati ha avuto il buon gusto di mettere in bella evidenza, nel frontespizio, la parola ‘romanzo’. Lo stesso non può dirsi per questa fiction”. Chiaro.
Facciamo però un passo indietro. Lei saprà che il clamore attorno a M. è frutto d’una intervista di Walter Veltroni a Luca Marinelli. L’attore interprete del Duce che all’ex sindaco di Roma (e segretario Pd) sul Corriere della Sera ha aperto il cuore. Marinelli ha raccontato il dolore, l’intensità, la difficoltà vissuta nel prestare il volto a Mussolini. “Non mi ci volevo avvicinare – ha detto – e purtroppo ho dovuto farlo”. E ancora: “Per me è questo il personaggio più difficile da interpretare, per un discorso di etica”. Ecco. Lei, La Russa, che non ha rapporti dolorosi ma intensi con la storia del Novecento, cosa ne pensa? “Cosa penso di Marinelli e di tutta la vicenda? Mi riporto integralmente al giudizio di Marco Travaglio. Solo questo”. Al giudizio del direttore del Fatto, quindi. Che martedì, nel pieno dell’hype, ha stroncato la serie. Sottolineando sì l’impeccabilità tecnica di Wright ma cogliendo pure una macchietta nel Duce marinelliano. Una caricatura, ha scritto Travaglio, che avrebbe avuto senso se fosse stata esplicitamente grottesca come nelle commedie di Charlie Chaplin. Come l’Ermanno Catenacci di Giorgio Bracardi o il Gaetano Maria Barbagli di Guzzanti in “Fascisti su Marte”. “Travaglio ha ragione – ribadisce La Russa – È una fiction che non insegna niente. Che non lascia niente. Che ridicolizza e basta. E se lo dice Travaglio…”. Se lo dice Travaglio? “Essendo lui un sicuro antifascista, avrà sicuramente ragione”.