L’ufficio marchi del Mimit assegna al leader leghista la titolarità degli storici loghi del Carroccio, depotenziando ulteriormente la Lega nord. In Lombardia il vicepremier ha le mani sempre più libere. Il fedelissimo di Bossi, Paolo Grimoldi: “Con stratagemmi tecnico-giuridici si è messo a riparo da eventuali contraccolpi”
In attesa del congresso nazionale, colleziona simboli. Si protegge in Lombardia e si prepara, forse, ad archiviare definitivamente la Lega Nord. Ci sono voluti oltre sei anni ma adesso Matteo Salvini s’è preso pure Alberto da Giussano, il leggendario guerriero protagonista della battaglia di Legnano, divenuto simbolo del Carroccio e dell’ascesa di Umberto Bossi e delle istanze autonomiste.
Da qualche giorno infatti il vicepremier è l’unico proprietario dello storico simbolo nordista, vessillo di battaglie identitarie e di un partito che un po’ alla volta ha abbandonato il territorio per diventare forza nazionale. La domanda era stata presentata dal leader leghista il 15 giugno 2018 e, come si evince dai documenti, l’ufficio marchi e brevetti del ministero del Made in Italy ha dato parere positivo lo scorso 9 gennaio, dopo aver chiesto alcune integrazioni, assegnando infine a Salvini la titolarità unica di 3 loghi contenenti il combattente con lo spadone, sul cui scudo si staglia il Leone di San Marco. Uno di questi presenta la scritta Lega e lo storico simbolo in blu, su sfondo bianco. Un altro contiene solo l’Alberto da Giussano e poi c’è quello che raffigura il guerriero insieme alla scritta Lega e Salvini premier.
Non è una conquista da poco per il ministro dei Trasporti (considerando gli altri due simboli con solo il suo nome ne detiene in tutto 5). In politica il brand ha il suo peso. E conta ancora di più in questo caso, considerando la storia del Carroccio ma anche i rapporti non esattamente idilliaci tra Salvini e il territorio, caratterizzati da fronde, comitati ed espulsioni. Molti elettori lombardi sono legati al guerriero di Legnano, votano Lega anche per questo e a dispetto di quella che da molti viene considerata una deriva nazionale. Una questione sollevata anche in occasione del recente congresso in Lombardia (a proposito: un altro storico logo, quello in bianco e nero della Lega Lombarda – Lega nord, appartiene invece alla società A.C.B.A. Medaglie e distintivi di Sesto San Giovanni).
La notizia dei simboli intanto pare aver colto di sorpresa anche i leghisti più vicini a Matteo Salvini. “L’ho saputo stamattina dalle agenzie” dice (con diplomazia) Luca Toccalini, leader della Lega giovani e in corsa qualche settimana fa per diventare segretario della Lega in Lombardia, prima di fare un passo indietro e favorire una soluzione unitaria sul nome del capogruppo in Senato, Massimiliano Romeo. “Sto cercando anche io di darmi una risposta. E’ una faccenda tecnica”, aggiunge Toccalini. “Deve averla gestita il ministro Calderoli con il suo staff, sono loro che si occupano di queste cose”. Chissà.
Chi invece sembra avere le idee più chiare è Paolo Grimoldi, già segretario della Lega lombarda e in Parlamento con il Carroccio dal 2006 al 2022. Figura vicina a Umberto Bossi, al fianco del Senatur quando è stato lanciato il Comitato nord, nel tentativo di riportare Salvini sulla via dell’autonomismo. Non è andata così e Grimoldi è stato successivamente espulso. “Hanno dato la caccia a tutti quelli che parlavano di nord”, dice al Foglio senza nascondere una certa amarezza. “Ma esiste una struttura politica democratica in cui il simbolo non appartiene al partito e a i suoi iscritti?”, si chiede. “Adesso che si è preso lo storico simbolo, che farà Salvini? Quell’immagine era quella di Bossi e della Lega dei primi tempi”, Grimoldi fa notare inoltre come che la Lega nord è anche quella legata alla famosa vicenda dei 49 milioni (da restituire a rate). Vale la pena poi ricordare come per un periodo la Lega Salvini premier abbia convissuto con la stessa Lega nord, dividendosi gli iscritti tra centro-sud e nord. Poi la distinzione è stata superata. “Ormai – prosegue quindi Grimoldi – il consiglio federale della Lega nord si riunisce praticamente una volta l’anno per deliberare su questioni tecniche e di bilancio, e poi per formalizzare l’alleanza con il partito di Salvini, l’uso del simbolo di Alberto da Giussano”. Un’autorizzazione che, spiega ancora l’ex deputato del Carroccio, adesso non sarà più necessaria. “Con questi stratagemmi tecnico-giuridici Salvini si è messo a riparo da eventuali contraccolpi al nord”.
Turbolenze che potrebbero arrivare semmai tra qualche mese, quando dovrebbe tenersi – salvo ulteriori rinvii – il congresso nazionale leghista. Si tratterà, in realtà, di un appuntamento programmatico, che non prevede il voto sul segretario. Ma in attesa di capire come evolverà la situazione in Veneto con Zaia, e in Friuli-Venezia Giulia con Fedriga, Salvini ha pensato bene di darsi al collezionismo, prendendosi lo storico simbolo e i voti che rappresenta.