Nordio al Foglio: “Per gli agenti nessuno scudo penale, faremo un disegno di legge ad hoc”

“Vogliamo intervenire nella procedura dell’iscrizione nel registro degli indagati”, ci dice il ministro della Giustizia. Il colloquio alla buvette della Camera prima del question time

Un bicchiere di bianco alla buvette, una sigaretta nella galleria fumatori e poi in Aula per il Question time sulla separazione delle carriere. Carlo Nordio, ministro della Giustizia prende l’aperitivo con il Foglio. Ministro, come funziona questo scudo penale per le forze dell’ordine? “Non è uno scudo penale, ma vogliamo intervenire nella procedura. L’istituto dell’iscrizione nel registro degli indagati nasce per tutelare l’indagato, ma poi con il tempo questa concezione si è capovolta”.

Le opposizioni vi accusano di deriva autoritaria e incostituzionale. “Niente di tutto questo. Interverremo sul filtraggio e sulla procedura”.

Come? “Con un disegno di legge ad hoc”.

Quindi il provvedimento sulle forze dell’ordine non sarà agganciato con un emendamento al DDL sicurezza in conversione in Parlamento e destinato alla terza lettura? “No, avrà un iter autonomo che non sarà nemmeno quello del decreto legge”.

Il Pd dice che ha cambiato idea da ex magistrato qual è. “Non è così, guardi”. Nordio tira fuori da una cartellina due libri. “Il primo è del ‘96 con tanto di recensione di Montanelli e Pirani di Repubblica. Il secondo è quello scritto con Giuliano Pisapia. Non ho cambiato idea. Tuteleremo le forze dell’ordine senza forzature”.

“Partiamo dalla prima delle obiezioni che è stata fatta, come se questa iniziativa fosse una sorta di intento punitivo nei confronti della magistratura. Quando ho detto che questo non era vero, si è replicato che era una escusatio non petita. Non lo era, perché sin dal primo giorno della riforma si è sentito dire che si volevano punire i magistrati. Ho risposto che mi sorprendeva il fatto che si potesse pensare che un magistrato che ha esordito nei primi Anni ’70 combattendo le Brigate Rosse, poi Tagentopoli e fino al Mose, un pubblico ministero con 40 anni di esperienza, volesse punire la toga che ha indossato con decenza per parecchi anni”, aggiunge Nordio parlando sempre a Montecitorio. Il ministro ha anche parlato del meccanismo del sorteggio: “Rappresenta il momento più alto della giurisdizione: la pena più alta, l’ergastolo, viene irrogata dalla Corte di assise dove i giudici sono sorteggiati, il tribunale dei ministri è sorteggiato, l’Alta corte di giustizia prevede il sorteggio. È elemento fondamentale e non accessorio del nostro sistema giudiziario. Non si tratta di un sorteggio tra personaggi che passano dalla strada ma tra persone ultra qualificate, non incompetenti, inetti o in mala fede. Il sorteggio rompe il sistema correntizio, contro il quale anche l’ìopposizioe ha sparato a palle incatenate“.

Poi il Guardasigilli se ne va, diretto verso la Camera, il tempo di sistemarsi il doppiopetto e di terminare il bicchiere di bianco.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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