Il difensore del Bologna non era un predestinato. È diverso dai centrali che vanno per la maggiore adesso. Ha piedi poco raffinati ma sa difendere come pochi
Nell’estate del 2019 il direttore tecnico del Go Ahead Eagles, Paul Bosvelt, dopo aver parlato con l’allenatore del club olandese, Jack de Gier, convocò nella sede Sam Beukema. Gli disse, senza troppi giri di parole, che si sarebbe dovuto trovare una squadra perché per lui non c’era posto. Sam Beukema era nato a Deventer, da quando aveva ricordi aveva tifato il Go Ahead Eagles e giocare con la maglia giallorossa era, all’epoca, la cosa più bella che gli era accaduta. “Passai giorni terribili. Pensavo di essere finito, che tutto fosse finito. Ero pronto a smettere di giocare”. Poi subentrò l’orgoglio. “Mi dissi: ‘Sam, non hai nulla da perdere e provaci per l’ultima volta’. Mi presentai al campo di allenamento per la preparazione e mi accorsi di non avere più pressione, perché ero già davanti all’uscita del Go Ahead Eagles”, raccontò all’Elfvoetbal. E tutto cambiò.
Qualche anno dopo Sam Beukema capì che il troppo amore per quei colori, il giocare da tifoso, lo aveva frenato. Gli aveva fatto perdere il giusto distacco dalle passioni che serve a un calciatore per giocare bene.
Il 16 agosto del 2019 Jack de Gier lo fece entrare in campo al 52esimo per necessità. Il Go Ahead Eagles le stava prendendo dal SC Cambuur Leeuwarden, a lui serviva un difensore e l’unico in panchina era quel ragazzone di ventun anni che coi piedi non è che ci sapesse fare troppo. Non uscì più.
Non era un predestinato Sam Beukema. Non lo è mai stato. Fosse nato altrove magari avrebbe giocato prima e di più, ma nei Paesi Bassi ai difensori chiedono di avere piedi buoni e i suoi erano più di sale che di zucchero. Quando gli dicevano che senza tecnica non sarebbe andato avanti, lui pensava che il suo compito era difendere, non attaccare, che lui i gol li doveva evitare, non farli, che lui il gioco voleva distruggerlo, non certo costruirlo. Nessuno lo stava ad ascoltare. Nessuno sta mai ad ascoltare i corridori, la convinzione è che non abbiano nulla da dire.
Sam Beukema aveva invece qualcosa da dire. E soprattutto da dare. Voleva dire che era tempo per far tornare i difensori a fare quello che dovrebbero fare, ossia anticipare e marcare, entrare in scivolata e rendere difficile, meglio impossibile, agli attaccanti segnare. E voleva dimostrarlo.
Lo ha fatto con la maglia del Go Ahead Eagles, poi con quella dell’AZ Alkmaar, lo sta facendo con la maglia del Bologna. In quella città nella quale Fulvio Bernardini, l’allenatore dell’ultimo scudetto rossoblù (era la stagione 1963-1964), sintetizzò forse nel modo migliore di sempre il ruolo di difensore: “I centrali di difesa devono essere senza cuore, impermeabili alle emozioni. I centrali di difesa devono essere persone che nessuno vorrebbe mai invitare a cena: impassibili ed egoisti, concentrati soltanto sull’annullamento del divertimento del pubblico”. Fulvio Bernardini fu prima attaccante e poi mediano di raffinata bravura, un campione di tecnica e visione di gioco, di difensori ne scartò tanti: in qualche modo se ne intendeva. Per questo volle Franco Janich con sé da subito. Per questo una volta andato alla Sampdoria provò a riprenderlo (Janich però volle rimanere a Bologna).
L’estate del 2019 rese Beukema consapevole di una cosa: “Mi importava di tutti quelli che davano la loro opinione. Ero molto preoccupato di cosa la gente avrebbe pensato di me. Sono diventato imperturbabile e riesco a concentrarmi meglio”. L’estate del 2019, fu l’inizio della sua trasformazione, quella che lo ha condotto a Bologna, quella che lo ha reso sempre più simile all’idea di difensore che aveva Fulvio Bernardini. Quella che lo porterà altrove. “Ho una visione chiara di ciò che voglio, da qui a tre anni. Voglio concludere bene questa stagione con il Bologna e poi, entro i prossimi due anni, mi piacerebbe giocare per un club ancora più grande”.
Anche quest’anno c’è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all’aperitivo. Qui potete leggere tutti gli altri ritratti.