Juventus e Torino vivono un momento difficile tra assenze, passi falsi e una situazione in classifica al di sotto delle aspettative
Immaginarlo prima del derby di andata sarebbe stata un’eresia, e risulta ancor più sorprendente se si pensa che da quel 2-0 juventino sono passati solamente due mesi, ma la stracittadina di ritorno all’ombra della Mole rischia di rivelarsi un esame severissimo per Thiago Motta, uscito con le ossa rotte da una Supercoppa Italiana in cui la sua Juventus si è sciolta come neve al sole quando sembrava poter disporre a piacimento del Milan, e per Paolo Vanoli, chiamato a sfatare una maledizione che ben poco ha a che fare con la sua persona. Il ruolino nei derby, per i granata, è ormai da anni un bollettino di guerra: una sola vittoria dalla stagione 1995/96 a oggi, quella firmata da Darmian e Quagliarella nell’aprile 2015, sostanzialmente priva di ogni significato in campionato, e la storia recente caratterizzata da sfide perse quasi sempre allo stesso modo: disattenzioni difensive, svarioni improvvisi, gol beffardi arrivati nel quarto d’ora finale.
La stagione di Torino e Juventus ha preso una piega strana nell’arco di pochi giorni, quasi fossero due destini legati tra loro, all’inizio di ottobre: prima l’infortunio di Bremer, quindi quello di Zapata. Presi singolarmente, forse i due giocatori meno sostituibili dell’intero campionato: l’assoluto padrone della retroguardia bianconera da una parte, il totem spirituale, fisico e tecnico dei granata dall’altra. La difesa juventina, da quel momento, ha iniziato a scricchiolare, mostrando via via crepe sempre più ampie; l’attacco di Vanoli è evaporato, privo di un riferimento che andava oltre i meri fattori tecnici. Sulle spalle di Zapata era stato messo, forse esagerando, l’intero Torino: il nuovo capitano, il bomber designato, il trascinatore. Il tecnico si è ritrovato con rotazioni ridotte all’osso, Adams-Sanabria e nient’altro, come ha dimostrato il tragicomico errore sotto porta di Karamoh contro il Parma.
Dopo settimane spese a fantasticare di potenziali svincolati da inserire in corso d’opera, Juve e Torino hanno fatto la cosa più sensata: aspettare il mercato di gennaio. Stupisce ancora di più, dunque, l’approccio a questo derby potenzialmente spartiacque (la Juve, pur con una gara in meno, è già a -12 dalla vetta occupata dal Napoli; il Toro galleggia a quota 21 a metà classifica ma le lunghezze di sicurezza sul diciottesimo posto sono solamente quattro) senza che nessuna delle due abbia consegnato ai rispettivi tecnici una soluzione. Giuntoli e Vagnati avrebbero dovuto mettere in condizione Motta e Vanoli di avere dall’inizio di gennaio almeno una parvenza di sostituto per Bremer, ricordando che in casa Juve è saltato anche il crociato di Cabal in aggiunta alla gestione del caso Danilo, e per Zapata. Invece, al momento, tutto tace: l’approdo di Tomori in bianconero è saltato per via della rivoluzione tecnica milanista, il Torino non sembra avere la volontà di investire i soldi necessari per portare in granata un sostituto credibile del colombiano.
E allora attenzione a un derby che la tradizione vorrebbe chiuso a livello di pronostico ma che invece potrebbe rivelare sottotrame inaspettate: con due tecnici spalle al muro, alcuni punti interrogativi ancora irrisolti sulla presenza di qualche big da una parte e dall’altra, qualche defezione di troppo e l’ormai cronica furia del tifo granata, diviso tra la feroce voglia di un cambio di proprietà e la necessità, divenuta ormai quasi carnale, di tornare a esultare per una vittoria nella sfida che spacca in due la città.