Kallas da Meloni: ok a Starlink, decide Roma. Grana per il governo: il bis di Di Maio come inviato Ue

L’Alta rappresentante ricevuta a Palazzo Chigi: via libera ai satelliti di Musk, ma niente ingerenze politiche. Sullo sfondo la nomina dell’ex grillino che scade a febbraio, ma spinto da Bruxelles verso il rinnovo dell’incarico

“Presidente, scusi, poi ci sarebbe la questione Di Maio: registriamo spinte affinché venga riconfermato”. Quando a margine dell’ultimo Consiglio europeo di fine dicembre un funzionario della delegazione italiana a Bruxelles ha sussurrato questa frase alla premier, lei – in quel momento febbricitante – ha strabuzzato gli occhi. “Ma che davvero?”. L’incarico dell’ex ministro degli Esteri del governo Draghi e già capo del M5s prima di Giuseppe Conte scade il 28 febbraio. Per 21 mesi Di Maio è stato inviato Ue per il Golfo su nomina dell’ormai ex Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell. L’argomento c’è: se ne discute a Palazzo Chigi. Cosa fare con la nomina di Di Maio? Ieri Meloni ha ricevuto la nuova “ministra degli Esteri” dell’Europa, l’estone Kaja Kallas (che non votò in Consiglio europeo). Delle due – in assenza di dichiarazioni alla stampa – c’è solo un breve video in cui si salutano abbracciandosi. Medio oriente, immigrazione (Albania), il Piano Mattei, l’Ucraina. Poi certo Trump e Musk. “Ma con Di Maio che si fa?”.


Autorevoli fonti di governo contattate dal Foglio confermano la nomina di Di Maio come un possibile (piccolo) problema per il governo. Se l’ex leader grillino – che ora vive a Berlino ed è diventato anche papà – dovesse essere spinto da Bruxelles verso il bis per l’Italia sarebbe complicato dire di no a un italiano. Dettagli, certo, nel giorno in cui Kallas – parlando all’agenzia Ansa dopo l’incontro con Meloni – è stata molto incisiva sull’Ucraina, bocciando l’idea di Trump di voler incontrare Vladimir Putin in quanto “Mosca capisce solo la forza”. Parole rimbalzate nel giorno in cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky concludeva la sua visita a Roma incontrando il capo dello stato Sergio Mattarella, dopo essere stato ricevuto venerdì da Meloni. In un certo senso Kallas sull’enorme questione Musk ha avuto parole non troppo discordanti, anzi, da quelle ripetute dalla premier italiana in conferenza stampa. “Spetta agli stati membri decidere con quale fornitore di servizi fare accordi”. Ergo deciderà Roma sul possibile accordo con Starlink del miliardario sudafricano. Discorso diverso sono le sue ingerenze sulla politica europea, da futuro membro dell’Amministrazione Trump, sulla piattaforma di cui è proprietario. “Dobbiamo dividere le due cose: un fatto è la libertà di espressione, un altro riguarda le interferenze: su queste vigileremo”. Quanto al ritorno alla Casa Bianca di The Donald, e i conseguenti effetti per l’Europa, Kallas ha cercato di esorcizzare i timori della vigilia: “Ciò che dice ha un impatto, ma è più importante ciò che fa”. E a proposito che faranno Kallas e Meloni dell’immarcescibile Di Maio del Golfo?

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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