“Con il curling vi porto nella mia Cortina”. Intervista a Stefania Constantini

Dall’oro di Pechino alle Olimpiadi in casa: “Un’occasione grandiosa. Sarà emozionante giocare da noi: non siamo abituati a competere in mezzo alla folla”

L’avevamo lasciata così: sguardo di ghiaccio a divorare la pista, mentre la pietra rilasciata con cura scorre implacabile verso l’oro. “Ne è passato di tempo”, sorride Stefania Constantini al Foglio sportivo. “Ormai siamo più vicini alle prossime Olimpiadi che a quelle passate”. Sempre nel segno del curling. “Pechino 2022 è stato il mio debutto ai Giochi: lontano da casa, nella mia bolla, fino a quel traguardo indelebile e meraviglioso”. La prima gioia dell’Italia nella storia della disciplina, in coppia con Amos Mosaner, inattesa euforia nazionale. “Tra un anno invece giocheremo nelle mie Dolomiti. Davanti a un pubblico famigliare, di amici. Sarà emozionante: non siamo abituati a competere in mezzo alla folla”. È ancora uno sport di nicchia. Ma le prodezze di Stefania e compagni stanno spingendo il curling verso livelli di conoscibilità nuovi. “Siamo contenti, ma non ci sentiamo ancora arrivati: Milano-Cortina 2026 sarà un’occasione grandiosa per il salto di qualità del movimento”.

A 13 mesi dall’arrivo della fiamma olimpica – passerà di qui il 26 gennaio 2026, nel corso del suo itinerario verso San Siro – come si sta preparando Cortina? “Percepisco un entusiasmo diffuso”, risponde Constantini, ampezzana doc, 25 anni e in pista da quando ne ha 8. “Il nostro sport ci fa viaggiare tantissimo, viviamo più all’estero che in Italia. Ma nell’ultimo mese, tra allenamento e riposo in famiglia, l’ho vista da vicino: una Cortina in trepidazione, nel pieno di grandi lavori logistici e di viabilità”. Lo stadio del ghiaccio è già una realtà. E anche sulla tanto discussa pista da bob comincia a filtrare ottimismo. “Il tempo scorre, ma sono sicura che questo piccolo paese di montagna, come tale, avrà la capacità di accogliere atleti e tifosi nel migliore dei modi”. Oltre le etichette, le mode invernali, la vanziniana reputazione. “Arriverà gente da ogni parte del mondo. E si troverà immersa in una vista meravigliosa: c’è da godersi le nostre montagne, ciò che abbiamo davanti. È un luogo che vive di sport da sempre, in ogni periodo dell’anno, ma in quelle giornate lo sarà all’ennesima potenza. Dallo sci alpino a noi del curling”.

Stato dell’arte? “In questa prima parte di stagione abbiamo viaggiato in Canada, Svezia, Svizzera. Poi avanti tutta fino ai Mondiali”, assaggio dei Giochi, in programma a marzo in Sud Corea. “Disputare tanti tornei è fondamentale per farsi le ossa”, spiega Constantini. “Rispetto ad altri sport, nel nostro si raggiunge l’apice verso i 30-35 anni: è un’alchimia tra esperienza, strategia e fisico. Quindi lavoriamo forte sulla reattività, la chimica di squadra. Tutti aspetti chiave per vincere. Nel curling i dettagli pesano più che altrove. Il livello tecnico è molto omogeneo: spesso a prevalere non è la formazione migliore, ma quella con la tenuta mentale più resistente”. Si dice sia un po’ scacchi e un po’ bocce, a basse temperature – anche se lei, buffo a pensarci, si ritiene freddolosa e quando può casalinga. “Non vediamo l’ora che sia Cortina. Da paese ospitante potremo partecipare a tutte e tre le categorie”, maschile, femminile, doppio misto. Paradossalmente, la coppia olimpionica Constantini-Mosaner non ha ancora la certezza di poter difendere il titolo. “C’è un processo di selezione, prima delle convocazioni ufficiali. Ma il nostro obiettivo è chiaro”.

Li aspettano tutti. Prima di loro, il curling in Italia si accollava un’aura d’involontaria comicità: colpa di quello strano sgobbare scope in mano, spazzando il ghiaccio come un salotto impolverato. Era così che irruppe in tv a Torino 2006. All’epoca, nessuno aveva immagini per sognare sul serio. La cavalcata trionfale di Amos e Stefania – 11 vittorie su 11 – vi ha dato anima e corpo. “Non abbiamo molta copertura mediatica, oltre il picco di audience durante i Giochi”, dice lei. “E il nostro effetto sorpresa, nel 2022, ha contribuito a cambiare le cose. Da una squadra e una disciplina ignota, anche in termini di regolamento, è scoppiata una sorta di curling-mania”. Stavolta più durevole, profonda. “. Ora le persone ci seguono e ci riconoscono. Sentiamo maggior coinvolgimento, più infrastrutture in cantiere. Non possiamo fermarci qui”.

La campionessa vuole fare sistema, costruire ponti. “Quando da piccola guardavo gli atleti in tv mi sembravano inarrivabili”, riflette. “E di curling nemmeno ce n’erano. Come fosse un sogno, un’altra dimensione. Ma lo sport è di per sé accessibile a tutti. Ci sono degli step ben chiari per centrare quel sogno, attraverso la dedizione. È bello fantasticare sui risultati, ma è ancora più bello ricordarsi che prima di vincere siamo stati dei ragazzini come gli altri”. Stefania sostiene che quell’oro è “letteralmente indescrivibile”. Ci racconta invece l’importanza di quel che c’è dietro. “Vivere appieno il percorso. I Giochi rappresentano il culmine, ma quei pochi minuti di gara celano un quadriennio di preparazione. Dunque godiamoci anche gli allenamenti, la fatica, le gioie, le sconfitte”. E Cortina, una volta di più. “Perché scegliere una sola direzione, quando possiamo ammirare i suoi monti a 360 gradi? Ma se proprio devo, dico le Tofane: assolate e magnifiche”, scolpite tra roccia e vento. Aria di casa. “Quella mi manca sempre”. Per un attimo, le Olimpiadi uniranno ogni cosa.

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