Colpevole ma senza pena da scontare, né pecuniaria né detentiva. Il processo sul caso Stormy Daniels che ha visto imputato il neo presidente degli Stati Uniti si conclude in modo surreale. Ma le grane giudiziarie per il tycoon potrebbero non essere finite
Colpevole nella fedina penale ma senza pena da scontare, né pecuniaria né detentiva. Il processo newyorchese che ha visto imputato Donald Trump, tra meno di dieci giorni nuovamente presidente degli Stati Uniti, si conclude in modo surreale. Da un lato il rientrante inquilino della Casa Bianca ha la fedina penale sporca, dall’altro questo non comporterà nulla.
La sentenza emessa dal giudice Juan Merchan, per un caso che lui stesso ha definito “straordinario”, non cancella il verdetto di colpevolezza emesso lo scorso maggio per la “cospirazione criminale” dietro il pagamento fatto alla pornostar Stormy Daniels nel luglio 2016 per coprire una relazione extraconiugale avvenuta una decina d’anni prima. Sotto la guida del procuratore Alvin Bragg, quello che era in apparenza il più innocuo dei quattro processi penali che hanno visto coinvolto il tycoon alla fine si è rivelato il più dannoso, anche se, in fin dei conti, le conseguenze sono minime. Lo stesso avvocato Todd Blanche ha affermato di fatto che il verdetto “può dirsi superato dal giudizio delle urne lo scorso 5 novembre. E così è nei fatti. Non lo è però a livello processuale.
Come affermato da Merchan, gli effetti della sentenza Trump v. United States, emessa lo scorso luglio dalla Corte Suprema, che conferisce una grande immunità ai presidenti nell’esercizio delle loro funzioni, si applica “solo alla carica della presidenza e non anche al suo occupante”. Del resto, i fatti sono avvenuti nel 2016, prima del suo primo insediamento. Il presidente entrante, collegato virtualmente all’aula di tribunale, ha risposto alle accuse del procuratore Joshua Steinglass, che ha sottolineato il suo comportamento che ha “indebolito la fiducia nella giustizia e nella legge, prima durante e dopo”. L’argomento di Trump è sempre il solito: è stato vittima di una “caccia alle streghe” ed è stato trattato in modo “ingiusto” dal sistema giudiziario newyorchese che ha speso risorse inutili mentre ci sono “decine di criminali a piede libero”.
Dietro le quinte però c’è un dettaglio che lo infastidisce e lo impensierisce allo stesso tempo: il via libera definitivo a questa sentenza che lo marchia per sempre è stato dato proprio dalla Corte Suprema, che ha dato parere favorevole con una maggioranza di cinque giudici a quattro. Tra questi, il giudice capo John Roberts e la conservatrice Amy Coney Barrett, da lui frettolosamente nominata a fine settembre 2020 dopo la morte improvvisa della progressista Ruth Bader Ginsburg. Tutto finito? No. Il dipartimento di Giustizia ha in mente di desecretare definitivamente le due relazioni compilate dal procuratore speciale Jack Smith su due casi che, se si fossero svolti a passo più spedito, avrebbero potuto impedire il ritorno del tycoon alla Casa Bianca: quello riguardante il tentativo di rovesciamento del risultato elettorale delle presidenziali del 2020 e quello sui documenti secretati sottratti e stoccati in modo raffazzonato nella residenza privata di Mar-a-Lago. Inizialmente, la giudice distrettuale Aileen Cannon ha bloccato il loro rilascio, citando l’interferenza che potrebbero avere nel processo di transizione presidenziale. Poi c’è stata una sentenza della Corte d’appello federale per l’undicesimo circuito che ha annullato il verdetto di Cannon. Adesso si attende che sia nuovamente la Corte Suprema a esprimersi.
Ciò che però si può stabilire è questo: analizzando queste due vicende, si vede come nonostante gli sforzi fatti da Trump nel suo primo quadriennio per riempire le corti federali con giuristi di provata fede conservatrice, il sistema giudiziario sta mostrando di mantenere la sua indipendenza. Ciò che appare meno chiaro invece è se questa indipendenza si manterrà tale anche con nuove infornate di giudici più trumpizzati di prima. Anche in quel caso, come nella sentenza di colpevolezza senza pena riguardante Stormy Daniels, ci troviamo in un territorio inesplorato.