In “Snob society” di Dorléans, il gusto sta nel vedere le icone sgretolarsi

Dalla viscontessa di Noailles a casa Rothschild. Una bibbia per entrare nell’intimo di un centinaio di grandi figure del Novecento e che contiene tutti gli ingredienti giusti per godere nel processo iconoclastico e nostalgico insieme. Il gossip secondo lo storico cronista di Vogue

Il profondo potere del gossip è fondamentalmente quello dell’iconoclastia. Noi leggiamo degli affari privati, dei dietro le quinte, dei segreti degli uomini e delle donne potenti e famose e lo facciamo perché godiamo nel distruggere le icone umane della storia. Si va oltre il mero peepshow, che dopo poco sarebbe noioso. Vogliamo umanizzare i monumenti, vedere che il presidente degli Stati Uniti si comporta come noi e, nel peggiore dei casi, il nostro interesse nasconde un malsano spirito moralizzante. E va aggiunto, quando si parla del passato, un pizzico di nostalgia per un tempo di sfarzi e abitudini non trasmesso nelle storie di Instagram, ancora un po’ fatato.

Esiste un libro – che poteva diventare cento libri – da poco uscito in Italia per Neri Pozza di Francis Dorléans, “Snob society. Ritratti di eleganza“, che è una bibbia per entrare nell’intimo di un centinaio di grandi figure del Novecento e che contiene tutti gli ingredienti giusti per godere nel processo iconoclastico e nostalgico insieme. Dorléans è stato per molti anni cronista di Vogue – quando ancora le riviste avevano un certo potere – per poi diventare proprietario e gestore di un negozio di antiquariato su Boulevard Saint-Germain. Come vediamo da Snob society, Dorléans è soprattutto un lettore di Proust, a sua volta lettore del duca di Saint-Simon. Non nei tentativi romanzeschi, ovviamente, ma Dorléans, nella sua curiosità sociale, vuole vedere quei mondi che dall’esterno sembrano magici, e raccontarli anche a costo di rovinarceli una volta che ci entriamo, come a volte fa il Narratore della Recherche.

E infatti nel libro sono presenti sia la viscontessa di Noailles, sia il grande ballo di Marie-Hélène de Rothschild nel pieno della Proustmania degli anni 60 – “ogni snob trovava nel suo genio una giustificazione alla propria frivolezza” – dove nel castello della socialite i tavoli portavano i nomi dei personaggi del romanzo: “Chi è Verdurin? gridava la duchessa di Windsor. Sono l’unica madame Verdurin?”. Richard Burton, che accompagnava Elizabeth Taylor, all’apice della fama, si chiede se domandare o meno alla principessa Grace Kelly se lei ha mai letto Proust.

La festa proustiana è forse l’ultimo momento di un’epoca, in cui si passa dalla snob society alla jet society, tutto un altro ritmo, tutta un’altra mondanità. Ma ecco, le scene a casa Rothschild sono solo un granello di quello che si trova nel volumone di Dorléans, capace di fare ordine, di ricavare storie – e che storie, da riempirci Dagospia – dagli alberi genealogici e dalle voci che arrivano ai tabloid. Vittime della sua iconoclastia ci sono anche i Kennedy, i fratelli spinti a cento allora dal padre per prendere il controllo del paese, grazie all’aiuto della mafia e di Frank Sinatra. Jfk è uno “studentello. Un ragazzino arrapato. Uno che pensava solo a scopare. Orgiastico senza essere perverso”.

L’amante di entrambi, Marilyn Monroe, faceva una dieta “a base di barbiturici, anfetamine e champagne”. Bobby venne preso dal panico quando lei viene trovata morta. Quella spendacciona di Jackie sapeva tutto e scappava sullo yacht di Onassis, all’epoca amante di sua sorella (prima di rubarglielo). E così si va avanti, “una soap opera infinita”, connettendo Hollywood con la Casa Bianca, gli Agnelli con Hitler e la casa reale inglese, Luchino Visconti, Ali Khan, principesse, gigolò, leccapiedi e Truman Capote – tutto un mondo fatto di persone, “un carnevale di snob”, scrive Dorléans. “Sono tutti esistiti, eppure sono soprattutto dei personaggi”.

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