I media (e l’Oms) ripetono a pappagallo che i soldati israeliani hanno bruciato un ospedale a Gaza. Presentando il suo direttore come un santo, nonostante abbia definito il 7 ottobre “atto di Allah”. Nessuna protesta sulle strutture mediche trasformate in fronti di guerra da Hamas
Alla fine di dicembre, a Gaza Israele ha condotto un raid all’ospedale Kamal Adwan, dal nome di uno dei fondatori di Settembre Nero. Vi ha arrestato 240 terroristi, quindici dei quali avevano partecipato al massacro del 7 ottobre. All’interno hanno trovato granate, armi ed equipaggiamento militare. Settecento civili sono stati evacuati, nessuno è stato ucciso. Alcuni terroristi si sono spacciati per personale medico e pazienti. Altri hanno cercato di andarsene su barelle e ambulanze. Un centinaio tra pazienti e personale medico sono stati evacuati all’ospedale indonesiano di Gaza, al quale Israele ha consegnato carburante, generatori e attrezzature mediche. In un filmato girato da Hamas e diffuso da Israele, terroristi di Hamas sono stati poi ripresi mentre piazzavano esplosivi a 45 metri dall’ospedale indonesiano.
Utilizzare un ospedale per scopi militari è un crimine di guerra. Ma nulla di tutto questo è uscito sui media. Non c’è stata protesta sulle strutture mediche trasformate in fronti di guerra. Invece, come sui morti a Gaza, i media hanno ripetuto a pappagallo la propaganda di Hamas e accusato Israele di aver “bruciato” l’ospedale. “Israele brucia l’ultimo ospedale funzionante nel nord di Gaza” (Nbc). “I soldati israeliani bruciano un ospedale a Gaza” (Ap). “L’ospedale del nord di Gaza brucia dopo che Israele ha rimosso pazienti e personale” (Newsweek). Anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha sposato la linea di Hamas.
Clamore intanto per l’arresto del direttore dell’ospedale, Hussam Abu Safiya, presentato come un santo che cerca di proteggere i suoi pazienti dall’aggressione israeliana con tanto di foto iconica che sale verso un tank israeliano. Il 9 ottobre 2023, due giorni dopo il pogrom, Safiya ha descritto l’evento sui social personale come un “atto di Allah”. Le fotografie lo hanno mostrato mentre incontrava alti funzionari di Hamas. Un anno prima, l’ex direttore dell’ospedale Kamal Adwan, Ahmad Kahlot, un membro di Hamas dal 2010, rivelò in un interrogatorio che il suo ospedale era stato trasformato in una struttura militare sotto il controllo di Hamas e che aveva persino ospitato un soldato israeliano rapito. Ora la viva voce di un terrorista di Hamas interrogato da Israele e che lavorava nell’ospedale mette fine alla propaganda. Ne parla anche il New York Times.
“Mi chiamo Anas Muhammad Faiz al Sharif e lavoro all’ospedale Kamal Adwan come supervisore delle pulizie. Sono entrato nelle Forze Nukhba. Hamas usa l’ospedale Kamal Adwan perché sa che l’esercito israeliano non può colpirlo”. Il terrorista racconta che i suoi uomini trasportano armi dentro e fuori l’ospedale, partono dal centro medico di notte per operazioni e che l’ospedale è usato per distribuite granate e mortai, attaccare i blindati, tendere imboscate, rifornire i tunnel. “C’erano operativi di Hamas e della Jihad Islamica” continua al Sharif.
Uno dei pilastri della propaganda antisemita è l’accusa per cui agli ebrei piace rapire bambini non ebrei per usare il loro sangue per fare il matzo, il pane non lievitato mangiato a Pasqua per commemorare l’Esodo dall’Egitto. Una leggenda tanto vera quanto è vero che gli anziani di Sion sono al comando della Casa Bianca. Ma una delle tante “voce sugli ebrei” che si è rivelata estremamente duratura e aggiornabile in nuove versioni. L’ultima è che a Gaza è in corso un “genocidio”. Non è fabbricata dalla polizia zarista, ma da molti media occidentali.