A man on the inside: un racconto senza pretese su come accogliere il cambiamento

Sono relativamente poche le serie tv che mettono al centro la fase della vita della vecchiaia ma, molte di esse, hanno in comune la capacità di tenere insieme profondità e leggerezza. Forse perché, quando si diventa anziani, si mostra più urgente il bisogno di senso e la capacità di relativizzare ciò che accade, affrontandolo un giorno alla volta. Non fa eccezione – in questa ricerca di tono che però è anche contenuto – A man on the inside, serie comedy in otto episodi (e che prende spunto – alleggerendolo – dal documentario The mole agent di Maite Alberdi del 2020). Ted Danson (perfetto per il ruolo e creatore della serie insieme a Michael Schur – già coppia creativa felice per The Good Place) interpreta Charles, professore di ingegneria in pensione, che ha recentemente perso la moglie a causa di complicazioni legate all’Alzheimer.

L’uomo cerca di riempirsi le giornate rintracciando notizie interessanti sul giornale, che poi prontamente invia alla figlia Emily, con cui ha un rapporto affettuoso ma a distanza. La donna lo sprona a trovarsi un hobby, un progetto che lo coinvolga e lo apra ai rapporti con gli altri e Charles risponde ad un annuncio grazie al quale si trova a fare l’investigatore privato, “infiltrato” in una casa di riposo. Deve indagare sul furto della collana di una delle ospiti della residenza – per volere del figlio della donna – e per questo dovrà trascorrere alcune settimane nella struttura. La responsabile dell’agenzia, Julie, gli fa un breve training e lo spinge poi, sotto la sua guida, ad indagare.

Charles si lega agli ospiti della casa di riposo, si destreggia tra seduttrici ardite e poetesse volitive, scatena la gelosia di uomini che vedono invaso il proprio territorio, stringe amicizie vere. Didi, la direttrice della struttura Pacific view, mostra a poco a poco il suo essere devota a quel luogo, il credere fermamente che – per le persone anziane – l’unico spettro che va davvero combattuto sia quello della solitudine. La narrazione si sviluppa con un tono leggero e ironico poiché Charles si trova spesso implicato in situazioni surreali, a risolvere piccole magagne. Il tutto però è ammantato di un calore e una grazia che rendono il racconto – nella sua semplicità – godibile ed efficace. Charles compie il suo percorso personale che è, per lui ma più in generale per tutti i personaggi, un percorso di accettazione. Accettazione del lutto, prima di tutto, ma poi anche accoglienza del cambiamento, della vita come qualcosa che sempre varia e di cui è importante saper cogliere ciò che accade. A man on the inside, con semplicità e senza pretese, affronta. con un linguaggio accessibile e piano un tema che è di tutti e che parla a tutti. Per questo, con tenerezza, riesce anche a toccare il cuore.

Qual è il tono di “A man on the inside” in tre battute?

“Questa è la persona con cui voglio invecchiare”.

“Un rugoso vasetto di miele”

“Io credo che tu sia la migliore opzione in un intero oceano di pessime opzioni”.

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